La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

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La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

 

Il ministro degli esteri turco Hakan Fidan ha rilasciato un'intervista ad Al Jazeera titolata dall'emittente qatariota "Turkey's Syria Strategy Explained" (La strategia spiegata della Turchia in Siria).

Forse che gli stessi concetti ribaditi ora in lingua inglese possano essere più chiari.

Tra i principi ribaditi della politica turca in Siria: 1) integrità territoriale della Siria; 2) nessun legame della Turchia con HTS o supporto all'operazione; 3) Turchia, Russia e Iran erano tutte consapevoli della debolezza del regime e del pericolo HTS; 4) una volta cominciata l'operazione di HTS, la posizione della Turchia, poi accolta da Russia e Iran, è stata quella di evitare una guerra sanguinosa e dispendiosa per difendere lo Stato di Assad ormai compromesso; 5) se il nuovo governo siriano sarà in grado di rimuovere le formazioni curde vicine a PKK, non ci sarà altro motivo per cui la Turchia debba rimanere in Siria; 6) c'è una traiettoria di collisione tra la politica turca e quella americana sulle YPG in Siria, la speranza è che Trump ritiri il sostegno militare ai Curdi e la presenza militare americana in Siria, altrimenti non c'è possibilità di mediazione e gli Americani sono informati di questo; 7) la decisione di Nethanyahu di autorizzare gli insediamenti nel Golan e di estendere il controllo israeliano nel sud della Siria è una decisione suicida per Israele.

L'intervista integrale in Inglese sta a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=JQwaJOVb_5g

Di seguito alcuni passi salienti.

<<Non abbiamo abbattuto Assad, il popolo siriano l'ha fatto.

La storia della nostra regione ci insegna che non la dominazione, ma la cooperazione è necessaria.

Tutto è cominciato al tempo di Obama, ci aveva assicurato che il sostegno americano alle YPG sarebbe stato temporaneo. Invece è diventato un sostegno a lungo termine.

Non vogliamo alterare certi equilibri della regione, ma abbiamo detto all'amministrazione americana che i nostri interessi devono essere protetti.

Se la nuova amministrazione di Damasco si prenderà cura in modo adeguato di questa questione (smantellare le YPG), non ci sarà bisogno di un intervento militare turco in Siria.

Ci sono due ragioni che hanno motivato la presenza militare turca nel nord della Siria: una era prevenire una immigrazione di massa, 5 milioni di Siriani potevano vivere nelle zone controllate dall'esercito turco; e la seconda questione era la lotta al terrorismo. Quando queste due preoccupazioni saranno eliminate, non avremo più alcuna ragione per restare in Siria.

Abbiamo un dialogo franco e aperto con Russia e Iran, sono stati in Siria per tanto tempo, sapevano bene quanto Assad stesse andando nella direzione sbagliata, e quindi hanno dato retta ai nostri suggerimenti. 

- Eravate al corrente dell'operazione di HTS?
- No.
- Quindi vi siete trovati ad inseguire gli eventi?
- Sapevamo da tempo che l'HTS aveva queste intenzioni, la nostra considerazione è sempre stata, alla luce delle nostre due primarie preoccupazioni, migrazione e terrorismo, sapendo bene quanto il regime fosse debole, che un'azione di quel tipo avrebbe avuto qualche tipo di successo, ma non era chiaro il tipo di risposta militare che avrebbero dato Russia e Iran, magari provocando ingenti vittime civili. A quel punto, quando l'operazione è cominciata, ci siamo mossi diplomaticamente perché la vicenda si concludesse in modo morbido.

Non è cresciuta l'influenza turca in Siria, è cresciuta la nostra responsabilità nei confronti di un Paese vicino.

Vogliamo che il nuovo governo siriano garantisca l'integrità territoriale e la piena sovranità. Finché siamo tutti d'accordo su questi principi, non ci saranno problemi.

- Sei convinto che gli Stati Uniti stiano sostenendo un gruppo terrorista quando sostengono le YPG?
- Sì. Glielo abbiamo detto molte volte.
- Se questo sostegno continuerà, vi metterà in una traiettoria di collisione con la nuova amministrazione americana?
- Questo è esattamente ciò che abbiamo cercato di evitare in questi anni. Quando Trump era presidente aveva sostenuto un paio di volte di voler abbandonare questa politica. Purtroppo nessuno lo ha ascoltato. 

Dopo la dichiarazione di Netanyahu di disporre l'occupazione abitativa delle alture del Golan, abbiamo raggiunto una nuova dimensione. Penso che il suo governo non sia solo genocida, ma anche suicida, stanno minacciando il futuro non solo della regione ma anche il loro stesso futuro.

- Secondo gli Iraniani quello che è successo spezza l'Asse della Resistenza.
- Rispettiamo i nostri amici iraniani. Abbiamo avuto questa discussione con loro almeno un migliaio di volte. La loro presenza in Siria non ha impedito il grande genocidio a Gaza>>.

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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