Massacro al collegio di Sudža. Lo "strano" silenzio dei media italiani

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Massacro al collegio di Sudža. Lo "strano" silenzio dei media italiani

 

Mentre si infittiscono le voci su un prossimo (difficile dire quanto imminente) accordo russo-americano per cercare di arrivare a una soluzione del conflitto in Ucraina e vari media italici già versano lacrime sulla sorte di un paese che, dicono, verrebbe «spartito» tra un «dittatore» e un “megalomane”, gli stessi media hanno già calato una spessa coltre sul bombardamento il 1 febbraio della scuola-collegio a Sudža, il distretto della regione russa di Kursk occupato dalle forze ucraine.

Strano silenzio. In altre occasioni, ci hanno abituato a cori di orrore e strepiti di indignazione per i “crimini russi” contro la popolazione civile della “martoriata Ucraina”. Invece, ora, un paio di trafiletti il giorno della comparsa della notizia e poi più nulla. Perché? Loro stessi non credono a quanto scrivono. Dopo che il 2 febbraio il Corriere della Sera si è limitato a riportare la “verità” diffusa dalla junta, ecco che anche La Stampa scrive di «Scambio di accuse tra Kiev e Mosca su chi abbia sferrato l'attacco di venerdì su una scuola di Sudzha. L'aeronautica ucraina ha assicurato che è stata l'aviazione russa a colpire con una bomba l'edificio scolastico che serviva da rifugio per la popolazione civile». Un colpo al cerchio e poi «La Russia ha respinto le accuse al mittente. “Le forze armate ucraine hanno commesso un altro crimine di guerra lanciando un attacco missilistico mirato su un collegio nella città di Sudzha”» uno alla botte. Punto. Viene da pensare che, primo, nemmeno loro credano alla versione ukronazista e, secondo, la prospettiva di una prossima “spartizione” (come la chiamano loro) induca le redazioni a usare un po' più di cautela. Dopotutto, scarseggiano anche i commenti ufficiali d'oltreoceano sulla vicenda; quindi, meglio andarci piano con le affermazioni perentorie.

Ma, cosa è successo a Sudža? Come in altre occasioni, Kiev assicura che i reparti russi “bombardino se stessi”. Il Ministero della difesa russo, però, ha immediatamente dichiarato che il «lancio di missili nemici dalla regione di Sumy è stato rilevato dalle apparecchiature di difesa aerea russe» e il Ministero degli esteri solleverà la questione al Consiglio di Sicurezza ONU.

Vzgljad.ru riporta le parole di Apti Alaudinov, vice comandante politico-militare delle forze russe, secondo cui i comandi ucraini a Sudža fanno di tutto per impedire ai civili di lasciare i territori occupati, ingannandoli con falsi “corridoi umanitari”.

Il canale Telegram “Belorusskij Silovik” scrive che, al momento dell'attacco, non si registravano voli russi sulla direttrice di Kursk e ciò è confermato anche dal monitoraggio di canali ucraini. Di contro, già prima della notizia dell'attacco al collegio, il canale “Lpr 1” scriveva del lancio di quattro missili ucraini dalla regione di Sumy. Il 1 febbraio, afferma il corrispondente militare Roman Alekhin, l'aviazione russa stava operando su altre direttrici e, in ogni caso, voli di missili e aerei lasciano sempre una traccia e, registrando il numero di missili lanciati e abbattuti, si può capire cosa sia volato davvero su Sudža.

Il canale Telegram “Guerra alle fakes” sottolinea che i media ucraini hanno ottenuto le informazioni sull'attacco da «una fonte a Sudža»: è probabile che si tratti di Aleksej Dmitraškovskij, addetto stampa del comando ucraino nell'area della regione di Kursk occupata da Kiev. In sostanza, si dice che l'attacco sarebbe stato portato con un “KAB” russo e la conferma verrebbe dalle immagini del sistema di difesa aerea ucraino “Viraž-Planšet”. Fatto sta che l'immagine di tale sistema «non si avvicina nemmeno lontanamente a ciò che l'operatore vede realmente. Il falso schermo mostra solo un aereo, che sarebbe rappresentato da un pittogramma rosso, un “KAB”, una traiettoria di volo e un obiettivo specifico; mentre lo schermo reale avrebbe molte più informazioni, compresi altri aerei e loro simboli».

Gli operatori ucraini, scrive ancora Vzgljad.ru, non avrebbero potuto ottenere le informazioni indicate sul falso schermo. Nel radar esiste un parametro chiamato “area di diffusione effettiva”, cioè la superficie che riflette le onde radio. «Più è bassa, più è difficile per un sistema di radiolocalizzazione rilevare un oggetto. La “FAB-500” con UMPK (Modulo unificato di pianificazione e correzione) ha un'area di diffusione effettiva di circa 0,015 mq. Ora, il miglior mezzo di individuazione a disposizione di Kiev è il sistema “Patriot”, in grado di rilevare la testata di un missile di 0,1 mq a circa 60-70 km e il missile stesso a 80-100 km. Per tracciare il “KAB”, gli ucraini avrebbero dovuto dispiegare il “Patriot” nell'area di Sudža, cosa impossibile. L'immagine è stata probabilmente disegnata da un grafico su photoshop».

Ancora: alle 18:56 del 1 febbraio, scrive il canale Telegram “Vecchio Eddy”, nel «rione di Malaja Rybnitsa della regione di Sumy, la ricognizione aerea registrava lanci di “HIMARS” in direzione di Kursk ed è molto probabile che in quel video ci fossero i missili che hanno colpito Sudža».

Sappiamo, scrive Vzgljad, che l'obiettivo del criminale attacco ucraino era proprio il collegio di Sudža, al cui interno gli occupanti avevano trasferito i civili catturati nella regione di Kursk. «In cinque mesi molte persone sono passate per questo edificio ed è tuttora difficile stabilire con esattezza chi vi fosse al momento dell'attacco; ma, di solito, il collegio è sempre stato occupato per tre quarti da anziani, donne e disabili che per vari motivi non potevano lasciare Sudža», dice Rodion Mirošnik, ambasciatore del Ministero degli esteri russo per i crimini del regime di Kiev.

«Alcune delle persone che vi si trovavano in precedenza, erano tra i 46 russi scambiati con l'Ucraina lo scorso novembre. Tra loro, 12 bambini e una persona sulla sedia a rotelle. Quindi, potrebbero esserci stati anche bambini nel collegio»; il regime di Kiev li ha trattenuti lì con la forza per girare video di propaganda sulla presunta cura per i civili di Sudža... i genitori venivano temporaneamente rilasciati solo se i loro figli rimanevano nel collegio». Gli ucraini hanno anche «usato queste persone come scudi umani, trasferendole da un edificio all'altro».

Secondo i «partigiani locali, ci sono altri cinque o sette luoghi simili nelle vicinanze di Sudža, dove sono trattenuti centinaia di civili. Purtroppo non possiamo escludere rappresaglie anche contro di loro», ha aggiunto Mirošnik. Tentando di scaricare su Mosca la responsabilità dell'attacco, Kiev conta sul predominio mediatico occidentale: chiaro che «che gli specialisti occidentali della difesa aerea abbiano visto da dove proveniva l'attacco. Ma è probabile che tacciano».

Da parte russa, ha detto l'ambasciatore, «non staremo zitti, ma porteremo tutto sulle piattaforme internazionali per influenzare la posizione ufficiale degli altri Stati.... utilizzeremo il Consiglio di Sicurezza ONU e le missioni estere russe... Raccogliamo materiali per future accuse contro il regime di Kiev».

Non escludo affatto, ha dichiarato il presidente del Tribunale pubblico internazionale, Maksim Grigorev, che «quelle persone fossero state raccolte appositamente nell'edificio del collegio per colpirlo; è una pratica standard ucraina: radunano civili per le strade o nei locali con il pretesto di controllare i documenti o fornire aiuti umanitari e portano l'attacco proprio lì... Cinque minuti dopo, gruppi di media ucraini, americani ed europei arrivano sul posto, filmano tutto e dicono che è stata la Russia a effettuare l'attacco. Inoltre, avrebbero potuto portare nel collegio i corpi di civili uccisi in precedenza e spacciarli per vittime di una “aggressione russa”. Lo hanno fatto più di una volta e il nostro tribunale ha raccolto molte testimonianze di persone provenienti dai territori liberati».


FONTE: https://vz.ru/society/2025/2/2/1312327.html 

(traduzione e elaborazione di Fabrizio Poggi)

 

 

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