Quella "mossa pericolosa" di Zelensky a 10 anni dal golpe di Maidan

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Quella "mossa pericolosa" di Zelensky a 10 anni dal golpe di Maidan



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Il cambio al vertice delle forze armate non risolverà i problemi dell’esercito ucraino, a corto di uomini e munizioni, né determinerà la svolta al fronte necessaria a Kiev per raggiungere i suoi obiettivi militari. Al contrario è ritenuta da diversi commentatori una mossa pericolosa, con il rischio di conseguenze interne, sulle truppe e nella società, e nei rapporti con i partner occidentali, in primis gli Stati Uniti.


Una mossa pericolosa

A dieci anni esatti dal golpe, serpeggia il timore di nuovi tumulti in piazza Maidan, dove venerdì si sono radunate decine di persone per protestare contro la decisione del presidente Volodymir Zelensky. La sostituzione del carismatico comandante in capo Valery Zaluzhny con il generale russo Aleksandr Syrsky “Bars”, anche noto fra i militari come macellaio di Bachmut o “generale 200” (dal codice che si dà ai corpi dei caduti), sta creando malumori nell’esercito.

Nonostante il fallimento della controffensiva e lo stallo militare, Zaluzhny supera di gran lunga Zelensky in popolarità. A dicembre un sondaggio dell’istituto internazionale di sociologia di Kiev stimava il suo livello di apprezzamento all’88%, oltre venti punti in più del presidente, fermo al 66%. Il generale di ferro è molto stimato dai suoi uomini, soprattutto fra i reparti nazionalisti più ideologizzati. Più volte ha pubblicato suoi scatti davanti a ritratti del collaborazionista Stepan Bandera e con comandanti di Pravy Sector. L’ultima foto, proprio dopo l’annuncio informale della sua destituzione.

Tra le truppe, invece, cresce la preoccupazione per la nomina di Syrsky, ritenuto incline a utilizzare i suoi uomini come carne da cannone. Temono un altro tritacarne, magari ad Adveevka. Per il momento il malcontento trova sfogo sulle pagine social del nuovo capo dei militari, un tripudio di “slava Zaluzhnomu”(gloria a Zaluzhny) e con innocue dimostrazioni di piazza, senza alcun rischio destabilizzazione. Ma in una situazione di svantaggio militare al fronte e con la politica di ritorno a Kiev, lo strappo fra i due uomini che hanno tenuto in mano l’Ucraina potrebbe deflagrare improvvisamente. Soprattutto in vista del 20 maggio, quando Zelensky concluderà il suo mandato, senza che nuove elezioni siano state indette. Al momento Zaluzhny non ha accettato alcun altro incarico né intende far parte della squadra del presidente.

Le divisioni interne costituiscono un grosso problema anche nelle relazioni con i partner dell’Ucraina. Secondo Politico, potrebbe non essere il momento migliore per effettuare qualsiasi tipo di cambiamento. 

“Un cambiamento ai vertici dell'esercito ucraino – scrive Politico - potrebbe rafforzare lo scetticismo di alcuni repubblicani e democratici riguardo al sostegno americano allo sforzo bellico, mentre il disegno di legge da 61 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina non riesce a superare il vaglio del Senato”.

Senza il sostegno statunitense le forze armate ucraine potrebbero affrontare un rapido collasso entro l’anno, scrive il New York Times. Gli effetti inizieranno a sentirsi entro un paio di mesi, prima con l’incapacità di condurre contrattacchi locali, poi con la difficoltà di respingere gli attacchi russi.

Difficoltà militari dell’esercito ucraino

Il nuovo comando delle forze armate ucraine eredita molte sfide. L’esercito affronta una carenza di proiettili d’artiglieria e munizioni per i sistemi di difesa. Le truppe sono esauste e non ci sono abbastanza uomini da mandare al fronte. La popolazione è stanca della guerra. I video di risse con i commissari militari o di tumulti provocati da donne inferocite per proteggere i propri mariti dalla coscrizione, sono sempre più frequenti.

Già da dicembre in prima linea mancano le munizioni e si procede con il razionamento, secondo il Washington Post. Ad ogni artigliere è assegnato un limite di proiettili per bersaglio. A causa della sospensione dell’assistenza statunitense e dell’incapacità dell’UE di consegnare le forniture promesse, scarseggiano anche le munizioni per i sistemi di difesa delle città. L’Ucraina tenta di rimediare utilizzando droni FPV, ma non basta. La Russia ha un vantaggio di cinque volte nei proiettili, oltre alla capacità di produrli autonomamente, nonostante le sanzioni.

Un rapporto del Washington Post mostra come l’Ucraina si trovi ad affrontare una grave carenza di fanteria proprio mentre la Russia intensifica i suoi attacchi. La sostituzione di Zaluzhny, dunque, “arriva in un momento difficile per l’Ucraina, soprattutto perché la mancanza di munizioni e di uomini in prima linea è sempre più acuta e una nuova strategia non è stata ancora articolata”, ha affermato Dara Massicot , esperta di guerra presso il Carnegie Endowment per la pace internazionale.

La nomina di Syrsky non risolve queste difficoltà militari. Si inserisce invece nella strategia politica di concentrazione del potere nelle mani di Zelensky, con l’eliminazione di un avversario scomodo e carismatico.


Il contrasto tra Zelensky e Zaluzhny

Il licenziamento di Zaluzhny è l’ultimo atto di un lungo dissidio iniziato circa un anno fa, durante la battaglia di Bachmut, città trasformata da Zelensky in una fortezza simbolo della resistenza e della vittoria (mai arrivata) ucraina. Il generale era in disaccordo con questa linea, proponeva il ritiro tattico, per proteggere le vite dei soldati e concentrarsi su posizioni più strategiche. Il presidente prevalse e la sua decisione si rivelò rovinosa. La Russia raggiunse il suo obiettivo: dissanguare l’esercito ucraino.

I contrasti fra capo politico e capo militare rimasero striscianti, fino a quando non esplosero drammaticamente il fallimento della controffensiva, quando Zaluzhny ruppe il tabù e iniziò a parlare di stallo. Questa parola spazzò via all’improvviso il pensiero magico sull’ineluttabile vittoria dell’Ucraina. Il dogma inconfutabile della sconfitta della Russia sul campo militare apparse per quello che era: propaganda di guerra.

Nel suo discorso di giovedì Zelensky ha giustificato la sua decisione, riferendosi esplicitamente alle scandalose dichiarazioni al Times:

“Dobbiamo dire onestamente: la sensazione di stallo nelle direzioni meridionali e le difficoltà nelle battaglie nella regione di Donetsk hanno influenzato l'umore del popolo. Gli ucraini hanno iniziato a parlare meno spesso della vittoria... Quest’anno dovrebbe essere l’anno in cui ogni soldato ucraino saprà, come prima, che lo Stato ucraino, l’esercito ucraino è capace di vincere”.

Zaluzny però non è soltanto il capro espiatorio della fallita controffensiva.

“Il leader ucraino vuole presentare la partenza di Zaluzhny come parte di un “riavvio del sistema”, ma è ovvio che la ragione principale della rimozione del comandante in capo è stata la rivalità politica”, scrive Carnagie

Nonostante alcune divergenze con il Pentagono, Zaluzhny era diventato una figura chiave per gli Stati Uniti. Secondo il premio Pulitzer Seymour Hersh, Washington lo avrebbe incaricato di trattare con il suo omologo russo, per una soluzione politica che Zelensky rifiutava. Sempre più spesso è intervenuto su riviste come il Times, l’Economist e la CNN, ponendosi in aperto contrasto con la linea di Bankova.

Zaluzhny ha agito come il naturale successore di Zelensky. Ha messo il presidente con le spalle al muro, con la richiesta di 500.000 da mandare al fronte, ha rifiutato di presentare il piano militare per il 2024 e ha respinto le richieste di dimissioni, costringendo il presidente nella difficile posizione di adottare una decisione impopolare sia per l’esercito che per gli alleati d’oltreoceano. Non è un caso che Zelensky abbia preso tempo e comunicato il cambio al vertice solo il giorno successivo all’approvazione della legge sulla mobilitazione.

E’ emblematico che lo scontro di potere iniziato con la battaglia per Bachmut si concluda con la sostituzione di Zaluzhny con il “macellaio di Bachmut”. Il nuovo capo delle forze armate ucraine è ritenuto un generale russo di vecchio stampo sovietico. Non entrerà in conflitto con il presidente e non esiterà ad eseguire i suoi ordini sul piano militare, anche a costo di dolorose perdite. Zelensky avrà il pieno controllo delle forze armate.

Non è detto però che la partita sia chiusa. Come fa notare l’analista indipendente Konstantin Shorkin, svincolato dagli incarichi militari, Zaluzhny è libero di entrare in politica. L’opposizione affila le spade e si prepara a dar battaglia, in vista della fine del mandato presidenziale. Zelensky forse spera che con l’uscita di scena, il tempo faccia dimenticare in fretta agli elettori il generale di ferro.

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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