La strategia in Svezia contro il Covid: una testimonianza diretta e una nota sui media internazionali

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La strategia in Svezia contro il Covid: una testimonianza diretta e una nota sui media internazionali



di Alba Tecla Bosco
 


Originario del Bangladesh, Masoud vive in Svezia con la famiglia e lavora all’università di Uppsala. Considerando che fino a pochi giorni fa il paese registrava giornalmente un numero quotidiano bassissimo (da zero a due) di morti Covid (in Italia diverse centinaia), eppure il primo ministro si era detto preoccupato, gli abbiamo chiesto qualche chiarimento. Ecco le sue parole.

 

Mi chiedi perché le autorità svedesi mostrino preoccupazione malgrado i decessi giornalieri non siano elevati. Ecco la ragione: anche in Svezia, gli ospedali non hanno una capacità infinita di rispondere alle persone che più hanno bisogno, fra cui i malati di cancro, di malattie cardiocircolatorie e via dicendo.

 

Se le persone non si convincono della necessità del distanziamento fisico e dell’igiene personale e affrontano la situazione con noncuranza, aumenterà la pressione sul sistema sanitario. Nei mesi estivi c’era molta gente in posti affollati. Adesso la presenza è molto diminuita, anche a causa delle condizioni meteorologiche.

 

In questa seconda fase, da un lato si sa meglio come trattare la malattia, e le persone più vulnerabili e anziane cercano di rimanere appartate. C’è chi si è spostato in campagna, con gli altri membri della famiglia che provvedono ai bisogni.

 

Un aspetto importante è il rafforzamento delle difese immunitarie. Le autorità locali raccomandano alla popolazione di praticare stili di vita salutari, di mangiare alimenti nutrientianziché cibo spazzatura, molta frutta e ortaggi, soprattutto agrumi. In famiglia assumiamo spesso questa bevanda: zenzero, miele, limone e tè o succo. In Svezia si ritiene molto importante l’esercizio fisico, sempre per migliorare le difese. Ritengoche molte persone vi si dedichino.

 

Il panico? Qui insistono nel dirci che indebolisce il sistema immunitario. Quindi raccomandano di non avere paura quando si avvertono sintomi lievi. In genere non ci si va a fare il test in questo caso. Piuttosto, si segue il distanziamento e si sta a casa finché i sintomi non scompaiono.


 

Come ti tratto la Svezia. Le prove del Time

 

Il trattamento riservato alla Svezia dai media occidentali si condensa in un articolo di metà ottobre del Time (https://time.com/5899432/sweden-coronovirus-disaster/) con i suoi link a studi e interviste tirati in ballo per giustificare la perentorietà tombale del titolo che si legge così: “La risposta svedese alla Covid-19 è un disastro. Non dovrebbe essere un modello per il resto del mondo”.

 

Affermazione sorprendente, perché all’epoca la Svezia conosceva da mesi una fase con zero decessi quotidiani (o due o tre, vedi il grafico al fondo del testo), mentre in diversi altri paesi europei il trend di morti continuava ininterrotto o riprendeva a ritmi sostenuti.

 

Il pilastro della condanna da parte di Time è uno studio apparso il 12 ottobre su Jama (Journal of American Medical Association) il quale afferma: “Svezia e Stati uniti sono una categoria a parte: sono gli unici paesi fra quelli con tassi di mortalità elevati che non sono riusciti a ridurre rapidamente questi numeri mentre la pandemia andava avanti”.

 

Ma non è vero. Sulla base dei dati dell’Oms https://www.who.int/publications/m/item/weekly-epidemiological-update---10-november-2020, praticamente tutti i paesi occidentali hanno visto aumentare i tassi di mortalità. L’Italia in particolare.

 

L’articolo di Time, poi, sostiene che  malgrado tutto “gli architetti del piano svedese lo stanno vendendo – sic – come un successo al resto del mondo”. Eppure sembra il contrario: a differenza di italiani, francesi e altri, gli svedesi hanno sempre ammesso i loro errori in materia di Covid-19. Allora andiamo a vedere qual è la prova di questo presunto autoincensarsi scandinavo. Il link è a un’intervista della statunitense Sarah Kelly, di DW Deutschewelle (Germania) https://www.youtube.com/watch?v=4bCTt3PAPVU alla ministra degli esteri svedese, Ann Linde, 18 giugno.

 

Basta ascoltare per capirlo: la ministra non si vantava assolutamente; cercava solo di rispondere, malgrado il tono arrogante e le domande sprezzanti dell’intervistatrice.

 

Quanto all’attualità degli ultimi giorni, la Svezia https://emanuelkarlsten.se/coronaveckan-som-gatt-v46/ ha un tasso di ospedalizzazione che cresce velocemente, ma l'epidemiologo di Stato Anders Tegnell ritiene che ciò sia dovuto al fatto che il paese è in una parte diversa della curva ed è partito a un livello inferiore rispetto ad altri paesi europei. Allo stesso tempo, Tegnell è preoccupato per la situazione e ritiene che l'immunità sia inferiore a quanto previsto per l’autunno dall'Agenzia di sanità pubblica la scorsa primavera.  

 

Non ci risulta che gli esperti di altri paesi dicano mai “mi sono sbagliato”.

 

Eppure è la Svezia a continuare a essere nel mirino, salvo una breve stagione di grazie alla fine dell’estate.

 

 

 

 

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