Argentina, il Peronismo in ebollizione

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di Konrad Wezel

Tra le centinaia di definizioni e interpretazioni del Peronismo che negli anni ho avuto il piacere di leggere ed ascoltare, la migliore resta quella datami da Matias, il responsabile di una sezione politica de La Campora che frequentavo qualche anno fa nel centro di Buenos Aires. “Hermano, el peronismo es una bolsa de gatos”. Cercando una traduzione del detto rioplatense: se metti due o più gatti nella stessa borsa, che in questo caso rappresenta il Peronismo, prevedibilmente inizieranno ad azzuffarsi fino allo stremo.


Alberto Fernandez sembra non essere esente da questa “dinamica” storica e strutturale del movimento peronista, nonostante sia stato eletto al primo turno non più di dodici mesi fa da un fronte elettorale “di compromesso” formato per sconfiggere la disastrosa gestione neoliberale di Macri. Fernandez e? infatti gia? diventato destinatario di messaggi d'opposizione più o meno espliciti da parte dei suoi alleati di governo e dalla galassia peronista in generale. Ricordiamoci che l'alleanza elettorale del 2019, chiamata “Frente de Todos”, univa Unidad Ciudadana di Cristina Kirchner in prima fila per gli ideali della Patria Grande bolivariana e il Frente Renovador di Sergio Massa, espressione invece di un peronismo filo-atlantista nonchè partito di appartenenza (fino al 2017) dello stesso Fernandez.



Comunque sia, le schermaglie “feline” sono iniziate il 7 ottobre con la rinuncia da ambasciatrice argentina in Russia di Alicia Castro, politica e diplomatica vicinissima a Cristina Kirchner, a causa di dissonanze sulla politica estera rispetto al Venezuela. Il 17 ottobre, Guillermo Moreno, ex segretario del commercio e importante quadro politico (fino al 2013) durante i governi kirchneristi, fonda il partito “Principios y Valores” in aperto contrasto con la gestione del presidente Fernandez, che definisce “progressista e socialdemocrata ma non peronista”. Infine, la lettera aperta di Cristina Kirchner pubblicata il 26 ottobre (A diez an?os sin e?l y a uno del triunfo electoral: sentimientos y certezas) sembra voglia dare un'altra staffilata ad un governo guidato da “funzionari che non funzionano” che -ricordiamolo- sono in maggioranza del Frente Renovador.

Tutti piccoli segnali che ci aiutano a dedurre che l'unità peronista è in discussione e il presidente Fernandez è in parte responsabile di questo processo di frammentazione: ha voluto necessariamente differenziare la propria immagine dai governi kirchneristi, pensando così di aver maggior credibilità internazionale. Rispetto a tutto ciò che riguarda il Venezuela il suo comportamento è più che moderato, mentre sotto il punto di vista economico non ha voluto costituire il Ministero di Pianificazione marcando così una continuità con il governo Macri. Inoltre, tra lo sgomento di molti companeros, il presidente Fernandez intervistato da un quotidiano argentino ha annunciato che la sua appartenenza culturale deriva più dalla cultura hippie che dalla Doctrina Justicialista. Se Peron aveva ragione a dire che “l'unica verità è la realtà”, è molto probabile che da qui ad ottobre 2021, quando ci saranno le elezioni di metà mandato, ne vedremo delle belle. Attenti, in nessun caso vogliamo definire Alberto Fernandez come un nuovo “Lenin Moreno” argentino ma, da sostenitori del progetto nazionale e popolare peronista, guarderemo con attenzione l'evolversi della situazione nei prossimi mesi. Per quanto riguarda la borsa dei gatti, possiamo affermare che la settima “verità peronista” che enuncia che “non c'e? niente di meglio per un peronista che un altro peronista”, è vera solo se non li si mette nella stessa borsa.

 

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