Come l'Iran ha scardinato le difese aeree di Israele
La tempesta perfetta: saturazione, esche e Fattah ipersonici hanno superato Iron Dome, Arrow e David's Sling
L'ottava ondata di attacchi iraniani contro Israele, parte dell'Operazione "Promessa Vera 3", non è stata solo un'altra escalation nel conflitto. ha rappresentato uno stress test senza precedenti per i tanto celebrati, e costosissimi, sistemi di difesa aerea israeliani, rivelando vulnerabilità inattese e dimostrando l'efficacia delle tattiche iraniane. Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha rivendicato l'impiego di "nuovi metodi" capaci di "disarticolare i sistemi di difesa israeliani", fino al punto di farli "attaccare tra loro". Affermazioni che, supportate da evidenze e analisi tecniche, vanno ben oltre la semplice propaganda.
Un video diffuso dall'agenzia di stampa iraniana IRNA offre un episodio emblematico: mostra un interceptor israeliano, appena lanciato, cambiare improvvisamente traiettoria, frammentarsi in volo e impattare con violenza vicino al suo stesso punto di lancio, scatenando una potente esplosione. Questo drammatico fallimento non sarebbe un incidente isolato. Secondo l'analisi di esperti come lo storico militare russo Yuri Knutov, l'Iran sarebbe riuscito a disinnescare con successo i sistemi di trasmissione dati e correzione di traiettoria degli intercettori israeliani nelle fasi iniziali del loro volo. Attraverso sofisticate operazioni di jamming o hacking elettronico, i segnali di guida sarebbero stati manipolati, dirottando gli intercettori non verso le minacce iraniane, ma contro le stesse batterie di difesa aerea israeliane, in un devastante fuoco amico.
La strategia iraniana si è rivelata complessa e multilivello, frutto evidentemente di lezioni apprese dalle precedenti offensive israeliane. Teheran ha orchestrato un attacco coordinato basato su saturazione, inganno e tecnologia d'avanguardia. Una prima ondata di oltre 100 droni sciame Shahed ha funto da apripista, saturando i radar israeliani e costringendo le difese a impegnare preziose risorse di intercettazione. A questa sono seguite ondate di vecchi missili balistici, utilizzati deliberatamente come esche sacrificabili per far sprecare agli israeliani i loro costosissimi intercettori Arrow e Patriot contro bersagli a basso valore. Il vero colpo, tuttavia, è arrivato con l'impiego di armi avanzate: i missili ipersonici Fattah, presentati come virtualmente "inarrestabili" dai sistemi Arrow e PAC-3 israeliani grazie alla loro velocità estrema (oltre Mach 10) e traiettorie imprevedibili. Il loro tempo di volo di appena 7 minuti ha superato nettamente i tempi di ricarica dell'Iron Dome (11 minuti). A questi si sono aggiunti missili balistici di precisione "Haj Qassem", mirati con successo contro obiettivi critici come la sede del Ministero della Difesa israeliano e la vitale base aerea di Nevatim, che ospita caccia F-35 e F-16. L'utilizzo aggressivo della guerra elettronica (EW) per confondere i sistemi di guida israeliani, tattica storicamente collaudata in conflitti come il Vietnam e le guerre arabo-israeliane, è stata applicata con rinnovata efficacia in questa scala moderna.
Questo attacco combinato ha messo a nudo le falle nella cosiddetta "cupola" difensiva multistrato israeliana. Mentre l'IDF (Israel Defense Forces) sostiene un tasso di intercettazione complessivo dell'80-90% – includendo nel calcolo anche gli aiuti dei sistemi di difesa aerea alleati statunitensi –, ammette apertamente che un significativo 5-10% dei proiettili iraniani colpisce comunque il suolo israeliano. Le immagini diffuse sui social media, che mostrano danni significativi a Tel Aviv, Bat Yam, Rishon LeZion e persino vicino al complesso della Kirya (sede del quartier generale militare), confermano questa penetrazione. Le criticità emerse sono profonde e riguardano specifici sistemi.
L'Iron Dome, fiore all'occhiello della difesa israeliana contro le minacce a corto raggio, ha mostrato i suoi limiti strutturali sotto questo attacco inedito. Progettato per contrastare razzi artigianali di Hamas o Hezbollah (con gittate tra 4 e 70 km) e per gestire minacce limitate, la sua copertura massima per batteria è di 155 km². Di fronte al volume, alla velocità e alla sofisticazione dell'attacco iraniano, le sue performance sono crollate. Stime indipendenti, supportate anche dalle rivendicazioni iraniane, parlano di un tasso di intercettazione sceso drasticamente al 10-15% contro questa minaccia complessa. Il sistema semplicemente non è ottimizzato per missili balistici ad alta quota e altissima velocità come lo Shahab-3 o i Fattah ipersonici. La sua intrinseca necessità di selezionare i bersagli più pericolosi a causa dell'elevato costo degli intercettori (circa 50.000 dollari statunitensi l'uno) e delle batterie (oltre 100 milioni di dollari), lo rende vulnerabile a tattiche di saturazione come quelle impiegate dall'Iran.
Anche i sistemi di fascia più alta, Arrow e David's Sling (Fionda di Davide), pur avendo ottenuto successi importanti – come le spettacolari intercettazioni esoatmosferiche nello spazio realizzate da Arrow-3 e il primo impiego operativo di David's Sling contro missili balistici iraniani – hanno mostrato i loro limiti. Ogni batteria può ingaggiare solo un numero finito di bersagli simultaneamente. La miscela iraniana di droni, missili da crociera, missili balistici obsoleti usati come esche, missili balistici di precisione e missili ipersonici ha creato un dilemma complesso di priorità per i sistemi di comando e controllo israeliani, aprendo inevitabilmente dei varchi nella difesa. Questo attacco ha confermato una verità fondamentale nell'ambito della difesa aerea: nessun sistema al mondo, per quanto avanzato e integrato, può garantire un tasso di intercettazione del 100%. L'IDF stessa ha sempre sostenuto che la sua difesa non è "ermetica".
L'assistenza degli Stati Uniti, con sistemi Patriot e THAAD schierati nella regione e un cacciatorpediniere navale impegnato negli abbattimenti, ha indubbiamente aiutato a mitigare la minaccia, ma non è stata sufficiente a sigillare completamente le falle. L'episodio dell'intercettore auto-dirottato e le immagini dei danni in territorio israeliano restano icone potenti di una vulnerabilità sfruttata con abilità. L'attacco iraniano, con la sua combinazione di saturazione, inganno, guerra elettronica e armi ipersoniche, ha scritto un nuovo capitolo nella guerra aerea moderna, dimostrando che anche le difese più celebrate possono essere penetrate. La "cupola" israeliana, seppur robusta, non è impenetrabile.