L'operazione ragnatela e il rischio escalation tra USA e Russia

La strategia della coalizione filo-ucraina è stata finora quella di screditare la credibilità del Cremlino agli occhi di Trump, per spingerlo ad esercitare pressioni sulla parte russa. Con l'attacco alla deterrenza nucleare russa, Zelensky ha ottenuto l'esatto opposto.

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L'operazione ragnatela e il rischio escalation tra USA e Russia

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

A tre giorni dall’attacco alle basi dell’aviazione strategica militare, è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ad interrompere il silenzio del Cremlino e annunciare che Mosca risponderà con una dura rappresaglia. 

Lo fa, come al solito, con un post sul suo account Truth, in cui rende noto di aver tenuto un colloquio telefonico di 1 ora e 15 minuti con il leader russo. 

“Il presidente Putin ha affermato, con molta fermezza, che dovrà rispondere al recente attacco agli aeroporti”. 

Lo riferisce in maniera secca, senza aggiungere commenti. Si limita a definire la conversazione “buona”, anche se “non porterà ad una pace immediata”. 

Da queste parole si deduce che Trump non si opporrà alla ritorsione di Mosca né con un inasprimento di sanzioni né con un aumento dell’assistenza militare a Kiev. 

In realtà, l’attacco su vasta scala, ha messo in grosse difficoltà il presidente statunitense e il suo staff in una fase cruciale dei negoziati tra Russia e Ucraina. La Casa Bianca, infatti, ha smentito l’agenzia Axios, quando domenica sera aveva riferito  che Kiev aveva informato gli Stati Uniti dell'operazione, costringendola alla rettifica. Anche il Pentagono ha negato di essere a conoscenza dell’operazione. 

Come si può facilmente intuire, lo scopo di chi ha diffuso queste notizie era quello di distruggere il processo di normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e Federazione Russa e riaccendere la fiamma della discordia fra le due superpotenze nucleari. 

Zelensky gioca d’azzardo ancora una volta con la terza guerra mondiale. L’obiettivo dell’attacco alle basi della triade nucleare russa non era soltanto militare ma anche propagandistico: umiliare la Russia e dimostrare che l’Ucraina può ancora combattere, può ancora vincere la guerra. Basta aumentare il sostegno. 

Per questa ragione Andry Yermak, capo dei consiglieri di Zelensky ed eminenza grigia di Bankova, è volato a Washington il giorno dopo i colloqui di Istanbul. Uno degli obiettivi era quello gli uomini di Trump a sostenere il pacchetto di sanzioni secondarie, proposto dal senatore repubblicano Lindsay Graham a capo di una cordata trasversale di neocon, che prevede dazi al 500% per chi continuerà ad acquistare prodotti energetici e risorse strategiche dalla Russia. 

Yermak ha incontrato il segretario di Stato Marco Rubio e gli inviati di Trum per l’Ucraina Steve Witkoff e Keith Kellogg. A quest’ultimo ha detto che gli attacchi come quello di domenica continueranno se Mosca non accetterà il cessate il fuoco incondizionato. 

Kellogg è un uomo di fiducia del presidente statunitense, figura di spicco dell’America First. E’ considerato vicino a Kiev. Eppure non ha esultato per il successo dell’operazione dell’SBU. 

Al contrario ha affermato di essere preoccupato perché gli attacchi agli aeroporti dell’aviazione strategica gettano l’occidente nell’incertezza strategica: non si ha idea di quale sarà la risposta russa. Secondo la dottrina nucleare russa, Mosca potrebbe rispondere persino con armi nucleari. Il rischio sarebbe maggiore qualora di accertasse il coinvolgimento di una potenza nucleare come Stati Uniti, Gran Bretagna o Francia. In tal caso potrebbero essere colpiti persino obiettivi NATO. 

"Il livello di rischio è significativamente elevato dopo quello che è successo questo fine settimana. Bisogna capire che, in materia di sicurezza nazionale, quando si attacca parte del sistema di sopravvivenza nazionale di un avversario, ovvero la sua triade, la sua triade nucleare, il livello di rischio è elevato perché non si sa cosa farà l'altra parte. Non si è sicuri. Ed è quello che hanno effettivamente fatto. E quando succede, è abbastanza chiaro che il livello di rischio aumenterà, e credo che sia questo che stiamo cercando di evitare. Stiamo cercando di arrivare a una situazione in cui i livelli di rischio non siano così alti da causare un'escalation. È lì che non vogliamo trovarci", ha dichiarato Kellogg a Fox News.

A preoccupare è soprattutto il silenzio del Cremlino, che in tre giorni non ha mai parlato dell’attacco e ha lasciato che fosse il presidente degli Stati Uniti ad annunciare all’Ucraina e ai Paesi UE  la dura risposta della Russia. Giovedì mattina Peskov ha confermato quanto scritto da Trump. 

Kellogg non è l’unico uomo della cerchia di Trump a temere l’escalation. Secondo l’ ex consigliere Steve Bannon, Zelensky sta cercando di trascinare gli Stati Uniti nella terza guerra mondiale. 

“Siamo trascinati in una possibile terza guerra mondiale che surclassa di gran lunga le prime due. E accade ogni giorno nel modo più eclatante. La Casa Bianca ha affermato di non essere a conoscenza di ciò che gli ucraini stavano pianificando. Hanno semplicemente attaccato la triade nucleare russa, cosa che nemmeno il generale Curtis LeMay avrebbe osato fare. Hanno distrutto il 40% dei loro bombardieri strategici, 41 su 100. È stato sfacciato, audace, tutto questo, ma non si può fare. Il paese che sponsorizziamo e con cui facciamo affari ora ci sta trascinando nella sua guerra. Pensano di poter attaccare il territorio russo e trascinarci in un conflitto con la Russia. Ci stanno trascinando in un conflitto che potrebbe metastatizzare", ha detto Bannon.

Anche il generale in pensione dell'aeronautica militare Blaine Holt, al quotidiano repubblicano Newsmax, ha dichiarato di non essere mai stato così preoccupato per la sicurezza globale come in questo momento.

Secondo Holt l’attacco non cambia le carte in tavola nel conflitto, non porta la Russia più vicina alla sconfitta. 

“non c'è un solo russo nelle forze armate russe che creda che l'Ucraina sia riuscita a raggiungere questo obiettivo senza l'aiuto delle agenzie di intelligence occidentali, comprese le nostre", ha detto Holt

Durissime le parole dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, che crede che all’interno dell’establishment statunitense ci siano forze profondamente russofobe, il cui fine sia quello di trascinare la Russia in un confronto con l’intero Occidente: 

“Credo che il Deep State americano sia composto da persone che nutrono un odio profondo, viscerale e irrazionale per la Russia. – ha scritto in un tweet di X - Attualmente, queste forze stanno lavorando per provocare la Russia in un conflitto militare di vasta portata, forse definitivo, con l'Occidente. 5. Questa provocazione assume molteplici forme. La più recente riguarda l'attacco a sorpresa con droni all'arsenale strategico della Federazione Russa, che si dice abbia colpito 40 bombardieri, ovvero circa un terzo della flotta di bombardieri strategici russa. Poiché i bombardieri strategici russi e americani sono generalmente tenuti, per accordo, a essere visibili alla sorveglianza satellitare, mai prima d'ora nessuno aveva sferrato un attacco contro questi obiettivi visibili. Se i bombardieri russi possono essere attaccati impunemente, lo possono essere anche quelli americani. Con questa azione, il governo ucraino non ha solo indebolito la Russia, ma ha anche messo a repentaglio l'America. Pertanto, coloro che nel governo ucraino hanno ordinato questi attacchi si sono inimicati non solo la Russia, ma anche gli Stati Uniti. A peggiorare le cose, questo attacco ingiustificato è stato seguito dagli attacchi ucraini al ponte sullo Stretto di Kerch, che collega Russia e Crimea. 6. Non credo che la recente escalation contro la flotta di bombardieri strategici russi sia stata autorizzata o coordinata con il Presidente Trump. Piuttosto, ritengo che lo Stato Profondo stia ora agendo al di fuori del controllo della leadership eletta della nostra nazione. Credo che queste persone nel nostro Stato Profondo siano impegnate in uno sforzo deliberato per provocare la Russia a un confronto importante con l'Occidente, compresi gli Stati Uniti”. 

La Casa Bianca, secondo Flynn, deve liberarsi di queste forze e porre fine al sostegno all’Ucraina: 

“Esorto il Presidente Trump a fare immediatamente pulizia in casa di chiunque nel governo avesse avuto conoscenza o vi avesse partecipato in qualsiasi modo, e ad andare oltre dichiarando immediatamente la fine di qualsiasi sostegno alla guerra in Ucraina. Il Presidente Trump ha ragione: questa non è la "sua" guerra. Lo esorto a richiamare dall'Ucraina tutto il personale militare e governativo, palese o segreto che sia. Lo esorto a far rimuovere tutto il personale e a interrogarlo presso l'FBI o l'esercito per scoprire la loro possibile partecipazione ad attività militari non autorizzate. Qualsiasi americano che abbia aiutato e favorito gli attacchi all'Ucraina dovrebbe essere indagato per violazione della legge americana e perseguito se necessario”.

Come si sosteneva in un articolo pubblicato lunedì, Kiev ha lanciato un attacco asimmetrico per rafforzare il proprio peso al tavolo dei negoziati, ma questa mossa potrebbe gli si potrebbe ritorcere contro. 

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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