Scendiamo in piazza per difendere la pace: appello contro la guerra

Scendiamo in piazza per difendere la pace: appello contro la guerra

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Il Natale, i suoi lunghi giorni di festa nell'Occidente sazio, possono ottundere le coscienze, le menti. Ma la guerra incombe. La guerra è vicina! Occorre svegliarsi dal torpore e reagire, ora!

Bisogna mettersi all'ascolto dei terribili tamburi di guerra, che sempre più forte rullano. I media statunitensi, quelli dell'Ue, da settimane, mesi, non parlano d'altro che del "pericolo russo", dei "100 mila uomini" che Putin avrebbe ammassato ai confini dell'Ucraina. Non parlano d'altro che di un Putin col sangue negli occhi e pronto ad invadere la terra ucraina sino a Kiev. Putin: l'ennesimo "demone" russo, dipinto dall'Occidente, pronto a scatenare i cosacchi per una guerra di dominio.

E raccontando ciò, i "media" dell'Occidente servono su di un piatto d'argento agli USA e alla NATO il pretesto per un attacco militare contro la Russia. Per una guerra di vaste proporzioni, che coinvolgerebbe la Repubblica Popolare Cinese. Una guerra già inscritta, tutta delineata, nel tragico documento di Carbis Bay, imposto da Biden, col quale si concluse il summit del G7 in Cornovaglia lo scorso giugno 2021.

Ma lo scorso 15 dicembre la Federazione Russa ha consegnato agli USA il progetto di un Trattato e di un Accordo in grado di spegnere l'attuale e drammatica tensione tra USA e Russia. Un progetto di Trattato di pace che Mosca ha rivelato al mondo il 17 dicembre e che gli USA e la NATO hanno invece accuratamente rimosso e nascosto ai popoli. Ordinando agli Stati e ai governi dell'Occidente di rimuoverlo anch'essi.

La bozza di trattato prevede, all’Art. 1, che ciascuna delle due parti «non intraprenda azioni che incidono sulla sicurezza dell’altra parte» e, all’Art.2, che «si adoperi per garantire che tutte le organizzazioni internazionali e alleanze militari a cui partecipa aderiscano ai principi della Carta delle Nazioni Unite».
All’Art. 3 le due parti si impegnano a «non utilizzare i territori di altri Stati allo scopo di preparare o effettuare un attacco armato contro l’altra parte». L’Art. 4 prevede, quindi, che «gli Stati Uniti non stabiliranno basi militari nel territorio degli Stati dell’ex Urss che non sono membri della Nato», ed «eviteranno l’adesione di Stati dell’ex Urss alla Nato, impedendo una sua ulteriore espansione ad Est». Nell’Art. 5 «le parti si astengono dal dispiegare le loro forze armate e i loro armamenti, anche nell’ambito di alleanze militari, nelle aree in cui tale dispiegamento può essere percepito dall’altra parte come una minaccia alla propria sicurezza nazionale». Quindi «si astengono dal far volare bombardieri equipaggiati con armamenti nucleari o non nucleari e dallo schierare navi da guerra nelle aree, al di fuori dello spazio aereo e delle acque territoriali nazionali, da cui possano attaccare obiettivi nel territorio dell’altra parte».

All’Art. 6 le due parti si impegnano a «non usare missili terrestri a gittata intermedia o corta al di fuori dei loro territori nazionali, nonché nelle zone dei loro territori da cui tali armi possano attaccare obiettivi sul territorio dell’altra parte». L’Art.7, infine, prevede che «le due parti si asterranno dallo schierare armi nucleari al di fuori dei loro territori nazionali e riporteranno nei loro territori le armi già schierate al di fuori» e che «non addestreranno personale militare e civile di paesi non nucleari all’uso di armi nucleari, né condurranno esercitazioni che prevedano l’uso di armi nucleari».

Ma gli USA non hanno risposto alla proposta russa di pace. La NATO non ha risposto. l'Ue non ha risposto. Il governo italiano non ha risposto, genuflesso al silenzio di Washington.

Questo vasto silenzio, di fronte alla proposta di pace proveniente da Mosca, è agghiacciante. E' un silenzio che copre i preparativi di guerra dell'intera armata della NATO, che copre i preparativi alla guerra che si stanno svolgendo in ogni base militare NATO e USA in Europa e in Italia. Un silenzio che si mescola e si confonde col grande e colpevole silenzio delle forze pacifiste, di sinistra e democratiche dei paesi dell'Occidente. Con lo stesso silenzio tragico dei popoli.

La verità è che, per gli USA, la NATO e l'Ue, il progetto strategico di trasformare l'Ucraina in un avamposto della NATO ai confini della Russia, al fine di minacciare direttamente Mosca, ma anche Pechino, è ben più importante del mantenimento della pace.

Gli USA e la NATO vogliono installare missili nucleari in Ucraina, vicinisssimi a Mosca e Pechino. Comprensibilmente, legittimamente, la Russia è contraria. Non era forse contraria Washington, nel 1962, all'installazione dei missili sovietici a Cuba e contro questo progetto mobilitò, in armi, l'intero Occidente?

Da qui, dal progetto USA e NATO di trasformare l'Ucraina in una loro postazione militare, in una loro immensa caserma, l'immane pericolo del conflitto, da qui il rullio di tamburi di guerra sempre più forti che rimbombano inutilmente di fronte alle coscienze addormentate ad arte dei lavoratori e dei popoli dell'Occidente, dello stesso, inconsapevole, popolo italiano.

Di fronte a questo troppo grande, inquietante silenzio, a questa troppo grande assenza d'azione, di mobilitazione, con tutta modestia e consapevoli di quanto essa ci contrassegni, lanciamo un Appello a tutti i partiti comunisti italiani, alle forze pacifiste, alle forze democratiche e di sinistra, agli intellettuali, alle forze del lavoro, al movimento studentesco affinché si incontrino, si uniscano, scendano in piazza, ora, subito, a denunciare lo stato di guerra, a chiedere che gli USA, la NATO, l'Ue, il governo italiano rispondano positivamente al progetto lanciato dalla Federazione Russa in questo Natale e volto ad evitare la catastrofe, il conflitto armato, il pericolo di una guerra nucleare, una nuova guerra mondiale!

Scendere in piazza contro la guerra, difendere la pace: sono questi, oggi, i più autentici e sinceri auguri di Natale e di buon anno!

Fosco Giannini, già Senatore della Repubblica, già Capo Gruppo Commissione Difesa al Senato della Repubblica; direttore di "Cumpanis"

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