Verso la soluzione finale dei palestinesi
di Alex Marsaglia
Stamattina dopo oltre 10 ore di gabinetto, il Governo Netanyahu ha approvato la soluzione finale per l’ultimo fazzoletto di terra palestinese non rimasto sotto controllo israeliano, approvando la proposta del premier di procedere alla conquista di Gaza City. Le Forze di Difesa Israeliane entreranno nel nord della Striscia di Gaza procedendo alla conquista manu militari della città. Il lato “etico” del piano militare è stato riassunto in cinque principi, a cui si atterranno i militari israeliani per concludere la guerra con Hamas: disarmo totale dell’organizzazione, ritorno di tutti i 50 ostaggi rimasti, smilitarizzazione dell’intera Striscia di Gaza, il controllo della sicurezza israeliana sulla Striscia di Gaza, l’esistenza di un governo civile alternativo che non sia di Hamas o dell’Autorità Palestinese.
Al di là del fatto che si procederebbe con il solito metodo dell’interruzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile, che continuerebbero ad essere forniti unicamente dall’esercito israeliano al di fuori delle zone di combattimento, continuando con la pratica genocidiaria dell’utilizzo della fame come metodo di guerra e deportazione. C’è da rilevare che lo stesso Capo di Stato Maggiore dell’Idf ha fatto opposizione al premier, contestando: «non vi è alcuna risposta umanitaria al milione di persone che trasferiremo. Tutto sarà complesso. Suggerisco di escludere il ritorno degli ostaggi dagli obiettivi di combattimento».
Al piano di Netanyahu si oppongono formalmente anche gli altri partiti politici israeliani, nonché diversi rappresentanti dei governi occidentali vista la pericolosità per le forze armate e gli ostaggi stessi. Occorre quindi rilevare la volontà politica specifica di Netanyahu di portare avanti una simile aggressione colonialista a quello che è ormai secondo la maggioranza del mondo uno Stato indipendente. È infatti la quarta volta che gli israeliani si addentrano a Gaza e in Gaza City. Le precedenti invasioni di Gaza furono nel 2009 sotto Ehud Olmert durante l’operazione Piombo fuso e poi le due seguenti con l’operazione Colonna di nuvole del 2012 e Margine di protezione del 2014 sotto il Governo Netanyahu che conferma la sua ossessione per l’occupazione militare di Gaza lanciata in ultimo con l’operazione Spade di ferro in seguito al 7 Ottobre 2023. Quest’ultima perdura ormai da troppo tempo senza risultati politici sostanziali, avendo accerchiato la Striscia di Gaza e avendo affamato e deportato i civili palestinesi come pratica colonialista di occupazione e reinsediamento senza però esser giunto ancora ad alcuna ricaduta in termini politici.
Rimane infatti da rilevare l’importantissimo fatto storico-politico oggi posto nel quinto punto: l’imposizione di un protettorato israeliano di fatto sulla Striscia di Gaza, cioè un governo fantoccio eterodiretto da Isreale stesso con l’abolizione del suffragio universale libero per i palestinesi e della loro rappresentanza politica, ponendoli di fatto nella situazione di popolo occupato. E questa repressione colonialista coinvolgerebbe non solo Hamas, tanto vituperata in Occidente, nonostante governi con la maggioranza dei suffragi proprio la Striscia di Gaza, ma anche il ben più moderato ANP nato su iniziativa occidentale nel 1994 in seguito agli Accordi di Oslo proprio per dare una rappresentanza formale a ciò che restava dei palestinesi sfollati. Insomma, quella proposta da Netanyahu e approvata dal gabinetto di sicurezza israeliano in queste ore è la soluzione finale per Gaza, ultimo lembo di terra unitario di ciò che resta dello Stato di Palestina.
La conclusione di un’operazione militare che si avvicina ai due anni di durata, che ha mietuto oltre 61.000 palestinesi - in larga parte civili - e ha militarizzato l’80% della Palestina, sottoponendo la popolazione a deportazione sotto la minaccia della carestia.