Cia e il Covid. Giulio Tarro: "Credo che sia solo una cortina fumogena per nascondere incontrovertibili verità"
Puntuale come le tasse, anche quest’anno “Il Covid, probabilmente, creato nel laboratorio di Wuhan in Cina”. Questa volta lo dichiara la CIA; un anno fa lo dichiarava The Telegraph, due anni fa, l’FBI; tre anni fa, il Corriere della Sera; quattro anni fa il New York Times… Una saga che fa rimpiangere quella del Mostro di Loch Ness e basata su mere supposizioni destinate a rimanere tali. Su questa questione abbiamo intervistato il prof. Giulio Tarro.
<< In assenza di clamorose scoperte o rivelazioni, sarà pressocché impossibile sapere con certezza l’origine del virus e, quindi, dell’epidemia COVID. Certo, ci si può basare su calcoli probabilistici per valutare se una mutazione nel patrimonio genetico di un virus, come il Sars-Cov-2, è stata casuale o se è stata indotta con l’ingegneria genetica. Lo studio del biomatematico, Jean-Claude Perez, ad esempio, propendeva per quest’ultima ipotesi evidenziando una possibile “fusione” con il virus HIV-1 ma è stato contestato da un altro studio, come il primo basato, principalmente, su evanescenti “leggi della probabilità”.
Poi, archiviata la davvero improbabile ipotesi del COVID come arma biologica, c’è l’eterna questione del virus sfuggito per errore dal laboratorio di Wuhan, ma su questo già mi ero soffermato.
Quindi, questa storia del laboratorio di Wuhan che si ripropone periodicamente…
<<Credo che sia solo una cortina fumogena per nascondere incontrovertibili verità. E cioè che, quello che oggi chiamiamo Sars-CoV-2 circolava già molto prima della sciagurata “emergenza Covid” del marzo 2020 così come attestato, ad esempio, dalla sua presenza in acque di scarico del 2018 in Spagna e in campioni di sangue di 959 individui asintomatici, impegnati in uno studio prospettico di screening per il tumore del polmone del 2019 in Lombardia. Tra l’altro, è probabile che questo virus sia stato responsabile delle numerose e gravi forme di polmoniti registrate in Italia nell’autunno 2019. E se in Italia non fosse stato sciolto, nonostante le proteste di centinaia di epidemiologi, il Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, avremmo saputo con certezza che c’era in circolazione un nuovo virus con il quale rapportarsi.>>
Sì, ma come mai l’epidemia dell’autunno 2019 non provocò l’ecatombe che si verificò a partire dal marzo 2020?
<<Ovvio. Perché nel 2019 i malati venivano curati a domicilio, non mandati a morire in sovraffollati ospedali trasformati in lazzaretti. Di questo, e cioè di una fallimentare gestione dell’emergenza dettata dal terrorismo mediatico bisognerebbe parlare. Altro che baloccarsi con le “scoperte della CIA“.
Francesco Santoianni