Pechino: nuova mossa nel Mar cinese meridionale?
L'allarme del Giappone sulla versione cinese della "dottrina Monroe"
All'indomani della decisione cinese di istituire la Zona difensiva di identificazione aerea (Adiz) sul Mar cinese orientale, il Giappone aveva lanciato l'allarme: quella mossa sarebbe stata solo una prova generale in vista di una successiva nell’identico senso nel Mar Cinese meridionale.
E stando a quanto riportato dal nipponico Asahi Shimbun, i timori non sarebbero così campati per aria. Citando fonti anonime - anche vicine al governo cinese - il quotidiano parla di un rapporto in base al quale funzionari di alto livello dell’aviazione cinese avrebbero presentato nel maggio 2012 ai vertici militari la proposta per una nuova Adiz che interesserebbe le già surriscaldate acque del Mar Cinese meridionale e che avrebbe al suo centro le isole Paracel (occupate da Pechino nel 1974), oggetto di una disputa di sovranità con il Vietnam.
La posta in gioco nell’area è certo alta, e per diversi motivi. Quelle acque vedono il transito del 70% del petrolio destinato alla Cina - e i generale i 2/3 degli approvvigionamenti energetici dei Paesi asiatici - costituendo, quindi, la porta d’accesso all’Oceano indiano e, da qui, al Medio Oriente. La grande preoccupazione di Pechino è proprio quella di vedersi tagliata fuori a causa di un blocco navale messo in atto da Usa e alleati. Non a caso il Mar cinese meridionale è stato elevato al rango di “interesse generale nazionale” (“core interest”) alla stregua di Tibet, Xinjiang e Taiwan, vale a dire di regioni per le quali non sono accettabili compromessi e non viene escluso l’uso della forza.
Inoltre, secondo la Us Energy Information Administration, sotto l’azzurro delle acque si potrebbero trovare tra i 28 e 213 miliardi di barili di petrolio. Stime non precise, certo, ma che danno la misura degli interessi in campo.
Sull’onda delle controversie di sovranità - soprattutto tra Cina e Filippine - si è assistito negli ultimi due anni ad un crescente protagonismo di Tokyo, più volte resosi disponibile - soprattutto nei confronti di Manila - ad avviare collaborazioni in materia di sicurezza ed esercitazioni congiunte. Conviene ricordare che questo è stato nel 2011 anche il teatro delle esercitazioni militari di Usa e Vietnam.
Ad essere condiviso è il timore che Pechino stia con pazienza, ma sempre meno con “testa bassa”, mettendo in atto una propria versione della “dottrina Monroe”. Ed eccovi, quindi, il nuovo allarme lanciato dal Sol Levante.