Protesta a Oslo contro il Nobel a Machado
"Un premio alla guerra, non alla pace": il fronte del dissenso accusa Maria Corina Machado di essere una paladina dell'interventismo
Una scelta che provoca ripudio e indigna. L’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2024 all’oppositrice golpista venezuelana Maria Corina Machado alimenta forti polemiche, trasformando il riconoscimento in un campo di battaglia e in uno strumento per raggiungere bend eterminati obiettivi geopolitici. A Oslo, un’alleanza di organizzazioni norvegesi per la solidarietà internazionale scenderà in piazza martedì per ripudiare pubblicamente la decisione del Comitato Nobel, accusandola di tradire lo spirito del testamento di Alfred Nobel e di legittimare pericolose ingerenze militari in America Latina.
Il motivo della contestazione, guidata da personalità come Gro Standnes della Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà, è molto chiaro: un premio concepito per promuovere la convivenza e il dialogo non può essere conferito a figure che sostengono azioni belliche e violazioni del diritto internazionale. “Quando il premio va a un politico che appoggia interferenze militari e azioni contrarie al diritto internazionale, si spezza il suo scopo stesso”, afferma Standnes. Un concetto ribadito con forza da Lina Alvarez, del Comitato Norvegese di Solidarietà con l’America Latina, che mette in guardia dall’accettare l’uso del Nobel per avallare le minacce e le operazioni militari statunitensi nella regione. “Gli interventi militari degli USA non hanno mai portato pace o prosperità”, sottolinea Alvarez, ricordando le recenti azioni in acque caraibiche che hanno causato decine di vittime.
I contestatori indicano in Machado non un simbolo di pace, ma un’attivista di estrema destra che ha esplicitamente invocato un intervento armato contro il Venezuela, sostenuto le dure sanzioni economiche statunitensi e coordinato azioni destabilizzanti e golpiste in collaborazione con gli USA. Il fatto che l'oppositrice venezuelana abbia dedicato il premio al presidente degli Stati Uniti Donald Trump - proprio mentre Washington conduce operazioni definite come esecuzioni extragiudiziali - è una circostanza che conferma questa pericolosa deriva. La polemica internazionale su Machado include anche le sue posizioni sul conflitto israelo-palestinese, avendo il suo partito siglato un accordo di cooperazione con il Likud del genocida israeliano Benjamin Netanyahu.
Maria Corina Machado, the would-be US puppet leader of Venezuela, formally requested that the apartheid state responsible for this destruction come and “liberate” her country
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) December 2, 2025
“The struggle of Venezuela is the struggle of Israel,” she declared pic.twitter.com/blYddrjfiD
Dall’altra parte dell’oceano, il presidente venezuelano Nicolás Maduro esulta invece per una diversa mobilitazione globale. Attraverso i suoi canali, definisce “straordinario” e “storico” il sostegno raccolto durante la recente Giornata Mondiale di Solidarità contro l’aggressione statunitense nel Mar dei Caraibi. Ringrazia per le marce di protesta in numerosi paesi contro le sanzioni unilaterali e condanna ciò che chiama il tentativo imperiale di scatenare una guerra per impadronirsi delle risorse energetiche e minerali del Venezuela. “¡Venezuela no está sola!”, proclama, in un messaggio di resistenza che risuona in tutta la regione.
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