Quella tra Capitale e Lavoro e la contraddizione principale nell'Unione Europea
di Giacomo Marchetti
In Unione Europea la contraddizione principale tra Capitale e Lavoro sta emergendo con sempre più forza. Oggi c'è lo sciopero nei Paesi Baschi spagnoli, il primo dell'era Sanchez-Iglesias sostenuto anche dalla sinistra di Podemos, ieri c'è stato l'ottavo sciopero generale in Francia dal 5 dicembre, l'altro giorno una importante mobilitazione sindacale in Belgio, con il PTB che ha lanciato una importante campagna politica. Le politiche neo-liberiste - passate e future - sono sul banco degli imputati di questo ipotetico processo popolare a coronamento di una crisi dell'egemonia delle élites neo-liberali che non ha come sbocco "naturale" il populismo di destra ed inquieta non poco le oligarchie continentali. Ed anche la Gran Bretagna post-voto sembra muoversi in una direzione che in qualche modo deve porre rimedio alla macelleria sociale degli ultimi quarant'anni circa, con una certa autonomia anche rispetto ad un alleato di ferro come gli USA, come dimostra la vicenda Huwei. Ma quali disastri, la Brexit da semplicemente più margini di manovra per governare le contraddizioni sociali anche ad un governo arci-conservatore nel mondo multipolare. Di questo nei media mainstream filtra poco, quasi niente e come "riflesso pavloviano" ancora meno nei dibattiti della sinistra radicale. E non si tratta di un consolatorio: "eppur si muove".
Non filtra il fatto che Philippe Martinez, segretario della CGT - motore della lotta contro l'ipotesi di riforma pensionistica - parli di requisire le aziende che chiudono e di affidarne la conversione produttiva agli operai, e lo faccia dal pulpito di maggiore leader di una lotta che ha dietro di sé la maggioranza dei francesi, stando ai sondaggi. Non emerge la strategia di questo sindacato che "reinventa sé stesso", incontrando ATTAC France e la sezione locale di Green Peace per iniziare a lavorare ad una transizione ecologica che coniugi l'emergenza climatica ed il mantenimento dei posti di lavoro, e contemporaneamente i lavoratori del settore energia - "nuovo" pezzo da Novanta delle mobilitazioni - minaccino di mettere al buio la Francia se votano la riforma. Non sono schegge impazzite ma appuntite della deflagrazione sociale e la dirigenza sindacale li approva, ed ha una prospettiva che non sia l'austerity ecologica travestita da green nee deal.
Addirittura i lavoratori delle centrali nucleari - oltre a quelli di quelle idroelettriche - sono tra i più mobilitati, una fatto inedito e significativo. Per non parlare delle campagne sulle questioni di genere che stanno diventando una degli assi portanti, compresa la declinazione di genere della lotta contro le pensioni. Volete capirci qualcosa? Guardate i video di "à cause de Macron"...
Dovremmo tutti stare a capire, prendere contatti.