La Crimea? Un precedente per la Cina
di Diego Angelo Bertozzi
Qualche giorno fa - anche in questo blog - avevamo cercato di spiegare le motivazioni alla base dell’astensione cinese in occasione del voto al Consiglio di Sicurezza Onu sulla risoluzione - presentata da Usa e alleati - di condanna del referendum in Crimea. Avevamo scritto che per Pechino un voto pro-secessione avrebbe costituito un precedente pericoloso: la condanna di Stati Uniti e alleati di oggi nei confronti del referendum in Crimea potrebbe trasformarsi in futuro in piena legittimazione dello stesso strumento per lo Xinjiang, il Tibet o Taiwan non appena - soprattutto nelle prime due - dovessero verificarsi "rivoluzioni colorale" o "primavere" che mettessero in discussione il governo comunista.
Ma in Corea del Sud si nutre un altro timore. L’intervento russo in Crimea - stigmatizzato ufficialmente dal governo di Seul - non sarebbe stato possibile se l’Ucraina, all’indomani della dissoluzione dell’Urss del 1991, non avesse rinunciato alle proprie armi nucleari. E questo potrebbe spingere il governo nordcoreano a sviluppare il proprio armamento nucleare per difendersi da un eventuale intervento cinese. Potrebbe accadere - sottolinea uno studioso sudcoreano che ha voluto mantenere l’anonimato - che la Cina popolare, sfruttando il precedente russo, lanci un intervento militare in Corea del Nord in nome della difesa dei propri concittadini in caso di disordini interni, rendendo impraticabile ogni ipotesi di riunificazione.