Machado utilizza l'asse Caracas-Teheran per legittimare interventi contro il Venezuela
Il calcolo politico è trasparente: dipingere il paese come avamposto nemico per ottenere l’appoggio di Washington contro Caracas
di Fabrizio Verde
L'ultima esternazione allucinata e allucinante di Maria Corina Machado trascende la semplice critica politica: è il rantolo di una golpista sconfitta, accecata dall'odio per la sua terra e da un servilismo vergognoso verso potenze straniere. Nelle sue dichiarazioni al giornalista Napoleón Bravo riportate dall’agenzia ANSA, Machado non si limita a diffondere allarmismi: lancia sostanzialmente un invito criminale al bombardamento del Venezuela. La sua ossessione per i presunti droni iraniani a Maracay non è analisi, è propaganda bellicista costruita per dipingere la patria come una minaccia da annientare. "Il Venezuela è a poche ore dalla Florida", strepita con cinismo calcolato, suggerendo al Pentagono quale sarebbe il baersaglio da colpire.
Cosa cerca questa sedicente "leader"? Cerca disperatamente l'attenzione dei suoi padrini a Washington. Cerca di resuscitare la sua rilevanza svanita trasformandosi in araldo di una guerra che vedrebbe il Venezuela in fiamme. La domanda incalza nelle menti di ogni persona di buon senso: Machado sogna davvero di vedere i caccia statunitensi piombare sulla Base El Libertador di Maracay? Desidera replicare sul suolo venezuelano le aggressioni subite dall'Iran? Tutto indica di sì. Per lei, la distruzione di infrastrutture militari e la morte di connazionali non sono una tragedia, ma un accettabile prezzo da pagare per soddisfare la sua brama di potere. È la logica perversa del traditore: la patria va demolita per "salvarla", secondo i diktat di chi la manovra.
Il popolo venezuelano disprezza i 'vendipatria'
Il motivo per cui questi golpisti sono disprezzati in patria è chiaro ed è ben radicato nell'anima della stragrande maggioranza dei venezuelani. Figure come Machado, Guaidó e López incarnano il tradimento puro: hanno invocato e sostenuto le sanzioni criminali che strozzano l'economia e affamano il popolo che pretendono di rappresentare. La loro sudditanza agli interessi stranieri è totale, pronti a svendere le ricchezze della patria pur di ottenere l'appoggio effimero dell'impero. Hanno apertamente caldeggiato l'intervento armato straniero, l'unica via che li condurrebbe al potere, anche a costo di ridurre il Venezuela in macerie. Vivono in una bolla dorata, sconnessi dalla realtà e dalla dignità del popolo lavoratore, foraggiati ed alimentati da fondi esteri e dal disprezzo per la sovranità nazionale. Soprattutto, hanno dimostrato che il loro odio viscerale per il progetto bolivariano e per l'indipendenza del Venezuela supera qualsiasi amor patrio. Preferiscono un Venezuela umiliato e satellite, purché governato da loro oppure dai loro sodali.
María Corina Machado non è una patriota. È un pericolo pubblico. Le sue parole non sono un monito, sono un inno funebre per il Venezuela, scritto nella speranza che i bombardieri yankees ne intonino la melodia. La sua disperazione risiede nel fatto che ha subito l’ennesima sconfitta politica. Il suo odio è la misura della sua estraneità alla nazione che vorrebbe governare, o per meglio dire, dominare per conto di Washington. Il popolo venezuelano, forgiatosi nella tempra bolivariana attraverso la resistenza ai colpi di Stato e alle guerre economiche, riconosce in questa élite traditrice il vero veleno per la sua sovranità. Per questo li ripudia con tutto il disprezzo che meritano. Loschi figuri che pur di conquistare il potere in modo illegittimo, invocano a gran voce la distruzione della propria terra.