Sanzioni fino al 2027: la sterile ostinazione UE sul Venezuela
Il ministero degli Esteri venezuelano ha reagito con fermezza alla decisione dell’Unione Europea di prorogare per un altro anno le misure coercitive contro Caracas, estendendole fino al gennaio 2027. In un comunicato ufficiale, il governo venezuelano ha definito le sanzioni “illegittime, illegali e contrarie al diritto internazionale”, accusando Bruxelles di violare apertamente i principi della Carta delle Nazioni Unite.
Come denuncia Caracas, l’UE insiste in una politica punitiva ormai logora, scegliendo una linea di ostilità sterile che accelera la propria decadenza politica. La critica è netta: la politica estera europea viene indicata come erratica, priva di autonomia e subordinata a interessi estranei ai popoli che l’Unione afferma di rappresentare. Le misure prevedono il congelamento dei beni e il divieto di fornire risorse economiche a 69 persone, tra cui figure di primo piano del governo venezuelano come la vicepresidente Delcy Rodríguez e il ministro Diosdado Cabello.
Una scelta che si inserisce in un contesto di crescente pressione internazionale, in parallelo con l’escalation delle azioni statunitensi contro il Paese sudamericano. Ma, sottolinea Caracas, dopo anni di applicazione le sanzioni non hanno prodotto alcun risultato politico concreto.
Al contrario, hanno solo deteriorato i rapporti diplomatici, mettendo in luce l’irrilevanza crescente dell’Unione Europea come attore internazionale capace di agire con indipendenza, razionalità e rispetto della sovranità degli Stati.
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