Venezuela e Cuba proteggono le donne colpite dalle sanzioni USA-UE

Venezuela e Cuba proteggono le donne colpite dalle sanzioni USA-UE

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Quante donne delle classi popolari, che non abbiano tradito la propria classe, sono state elette al Parlamento Europeo? Al massimo si contano sulle dita di una mano. Nel nuovo parlamento venezuelano, che la UE ha sanzionato perché non corrisponde ai suoi criteri di “democrazia”, la metà delle deputate sono donne, il 40% giovani di meno di 30 anni. La più giovani sono donne, e hanno tra i 20 e i 21 anni. Nel gabinetto esecutivo, oltre il 33% degli incarichi è ricoperto da donne, che dirigono 11 ministeri. Le donne dirigono più dell’80% delle strutture del potere popolare, a partire dall’organizzazione territoriale.

Se si mettono a confronto i dati esposti dalla Ministra della Donna e per l’uguaglianza di genere, Carolys Pérez, all’ultima riunione del Tavolo direttivo della Conferenza regionale sulla donna in America Latina e nei Caraibi, organizzata dalla Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL), ci si può rendere conto degli straordinari progressi compiuti dalle donne in 22 anni di rivoluzione bolivariana.

Se a Cuba oggi le donne sono impiegate anche più degli uomini in campo scientifico, in Venezuela, negli ultimi 15 anni, la partecipazione delle donne nei campi della scienza, della tecnologia e dell’innovazione è pari a quella degli uomini. Il 7 marzo di due anni fa, durante il micidiale sabotaggio elettrico che avrebbe dovuto mettere in ginocchio il paese, l’apporto delle scienziate è stato fondamentale. E le donne sono comunque scese in piazza numerose per festeggiare il loro 8 marzo qualche giorno dopo: combattive, antimperialiste e solidali, nonostante le “sanzioni” di chi vorrebbe imporre la “democrazia” tombale per i settori popolari.

Per quanto riguarda l’accesso al lavoro e le garanzie, mentre i dati dei paesi europei fotografano l’aumento della femminilizzazione della precarietà in tempi di pandemia e l’acuirsi delle differenze salariali, in Venezuela, durante il 2020 si sono rafforzate le garanzie e i sussidi e la tutela della salute delle lavoratrici, regolata da una pianificazione in sicurezza delle attività essenziali. Il 57% dei procedimenti di avviamento al lavoro dei giovani, all’interno della Misión Chamba Juvenil, riguarda le ragazze. La costituzione bolivariana riconosce inoltre il lavoro domestico come creatore di valore aggiunto e le casalinghe dei settori popolari già ora ricevono, attraverso la Misión Madres del Barrio tra il 60 e l’80% del salario minimo. Ed è in discussione la legge per calcolare l’apporto del lavoro domestico rispetto al Pil.

Una delle 34 leggi approvate di recente dal Parlamento venezuelano, riguarda un ampliamento della già avanzatissima legge per il Diritto della donna a una vita libera dalla violenza. Un lavoro prodotto anche nell’ambito dell’Organo Superiore Popolare di Giustizia di Genere, integrato dalle istituzioni nazionali, statali, municipali e locali e dalla società civile, soprattutto dalle difensore comunali. La ministra Pérez ha invitato tutti i paesi dell’area latinoamericana e caraibica a potenziare le politiche pubbliche in prospettiva di genere.

Qualche giorno fa, Carolys Pérez ha illustrato le nuove proposte di legge presentate in parlamento al Consiglio dei ministri e delle ministre al quale ha partecipato il presidente Maduro, specificando il lavoro compiuto sulla violenza di genere in questi anni. “Vogliamo – ha detto – precisare ancora una volta, la differenza tra femicidio e femminicidio. La prima definisce gli omicidi delle donne in quanto donne, la seconda, definisce questi omicidi come una politica di Stato”. La rivoluzione bolivariana, che si definisce socialista e femminista, assume invece le politiche di genere come parte intrinseca del cammino di emancipazione dell’intera società. Anche per questo, per gli Stati Uniti e per l’Unione Europea, il Venezuela costituisce “una minaccia inusuale e straordinaria” per la sicurezza. La minaccia dell’esempio, che va nel senso opposto alla “democrazia” delle banchiere, all’8 marzo del capitale.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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