La decadenza degli Enti locali: le campane a morto suonate da un rapporto dell'Anci
di Federico Giusti
Un recente rapporto Ifel, Fondazione Anci, dedicato al personale degli enti locali presenta dati di grande rilevanza a partire dai quali proveremo a costruire una contro narrazione esaustiva e proposte di rilancio della PA.
Il Ministro Zangrillo non perde occasione per ribadire quanto sia importante, e insostituibile, la valutazione e il ciclo della performance proprio al fine di accrescere la produttività ma tuttavia non fa i conti proprio con i macroscopici limiti della formazione.
Non solo negli enti locali oggi spendiamo meno di 18 anni fa in rapporto a ciascun dipendente ma le risorse di allora erano decisamente maggiori se pensiamo alla grande erosione degli organici.
Nel 2007 il personale ammontava a 479.233 unità, nel 2023 gli organici erano inferiori del 28,7%
Ma andiamo con ordine provando a rimettere ordine agli argomenti e per farlo utilizzeremo al formula sintetica, ma efficace, delle domande e risposte
Il comune deve gestire meno servizi e occuparsi del controllo e della pianificazione?
Una delle innumerevoli frasi fatte per giustificare i processi di esternalizzazione dei servizi, i piani di fabbisogno senza le figure professionali di cui ciascun Ente necessita ma a guardare bene i dati dal 2015 al 2023 il personale comunale impegnato nella pianificazione si è ridotto del 17,4%. E in calo sono anche i tecnici dell'edilizia nonostante gli impegni del PNRR
Gli organici sono adeguati e la classe dirigenziale presenta organici sufficienti?
Citiamo testualmente due passaggi del Rapporto
Negli ultimi 17 anni il personale comunale in servizio ha subito una
progressiva e sensibile riduzione. Se, infatti, nel 2007 ammontava a
479.233 unità, nel 2023 il valore diminuisce del 28,7%.
Nel 2023 il personale comunale si compone di 335.546 dipendenti, 3.654 dirigenti, 2.432 segretari comunali e 27 direttori generali. I dipendenti comunali in servizio si suddividono in 313.811 unità a tempo indeterminato e 19.563 con un rapporto di lavoro flessibile. I contrattisti e i collaboratori a tempo determinato ammontano a 2.172 unità
I dirigenti comunali si suddividono in 2.582 unità a tempo indeterminato e 727 a tempo determinato; sono 345 i dirigenti e le alte
specializzazioni fuori dotazione organica ai sensi dell’articolo 110
comma 2 del TUEL.
Da quasi 20 anni gli organici subiscono una feroce riduzione, il numero dei dirigenti a tempo determinato e quindi legato al mandato politico risulta in aumento a mero discapito di quel principio di autonomia della macchina amministrativa che dovrebbe contare su ruoli apicali stabili e non a tempo che sappiamo essere soggetti a continue pressioni dalla politica . Nei prossimi anni cresceranno lavoratori e lavoratrici con contratto di apprendistato e forse rilanceranno anche l'interinale, soluzioni non solo penalizzanti sotto il profilo economico ma destinate a non risolvere i problemi reali.
Troppe sperequazioni tra Enti locali e altri comparti della PA rendono meno attrattivo il posto di lavoro?
Ci sono troppe differenze salariali ma queste disparità esistono anche all'interno del medesimo comparto, a parità di livello possono esserci anche differenze di 4000 euro annue tra il dipendente di un Comune e un collega della Regione, questa situazione è annosa e frutto anche di politiche sindacali errate, contraddittorie e sovente clientelari. Quando si parla di scarsa attrattività degli Enti locali dovremmo prima fare i conti con le cause e trovare opportuni correttivi.
La formazione è uno strumento determinante per migliorare le prestazioni ed accrescere la produttività?
Qualcuno dovrebbe spiegarci perchè si spende meno di 20 anni fa nonostante le continue funzioni scaricate sugli Enti locali, se nel 2022 e nel 2023 si sono assunti circa 62 mila dipendenti i pensionamenti sono risultati maggiori di questa cifra e alla fine la erosione degli organici continua imperterrita.
I contratti nazionali dovrebbero prevedere un budget minimo per ogni dipendente pari al doppio di quello attuale offrendo almeno la opportunità di frequentare dei corsi formativi in orario di lavoro, al contrario cresce la frequenza di corsi a pagamento e nel proprio tempo libero. La formazione per metà è offerta da soggetti privati, non si capisce la ragione per la quale Università, Aran, Anci, Upi e Ministero non possano fornire servizi e percorsi che invece vengono demandati al privato. Senza formazione e aggiornamento sarà alquanto difficile rilanciare gli Enti locali accrescendo la produttività dei dipendenti, per questo si continua a raccontare la triste novella della performance come elemento indispensabile quando invece non aiuta a migliorare le prestazioni individuali ma rappresenta solo uno strumento divisivo e vessatorio.
A conferma di quanto asserito rinviamo a due passaggi eloquenti del Rapporto
Gli anni di tagli sulle spese di formazione hanno rischiato e rischiano di determinare un’oggettiva difficoltà da parte delle amministrazioni comunali di adeguare conoscenze e competenze del proprio organico alle esigenze determinate dalle nuove sfide che coinvolgono i comuni in quanto protagonisti dello sviluppo locale.
Degli oltre 7.600 comuni rispondenti, è emerso, ad esempio, che
nel 66% dei casi non era previsto un piano formativo interno per
l’annualità 2023 (Tabella 14). Al contrario, il 25,1% dei comuni ave
va un piano annuale e l’8,9% pluriennale.