Le piazze di oggi, Marx e le lotte di domani
Di Gery Bavetta
Le cronache degli ultimi mesi relative a manifestazioni di piazza e cortei, più che di conflitto sociale e di un ormai (in apparenza) sopito scontro tra “capitale” e “lavoro”, ci parlano quasi esclusivamente di un contrasto tra “pro Vax” e “no Vax”. Si è riusciti dalla lotta per il lavoro e per i diritti connessi ad appiattirsi per certi versi ad una lotta contro il vaccino o incentrata sulle dinamiche vaccinali. Il sistema capitalistico si alimenta sempre di false dicotomie, dentro cui travasare quello che è il malcontento sociale della gente e del popolo lavoratore.
Il popolo ”no greenpass” che avanza anche pretese legittime che fa da collettore, evidentemente, a parte della rabbia sociale accumulatasi nel corso di questi anni, frutto del tradimento politico dei partiti e dei sindacati, rischia però di indirizzarla male tale rabbia e di riflesso, rischia di organizzarsi ancor peggio, spesso concentrandosi verso questioni non centrali.
I vertici del potere statale capitalistico sanno bene come dividere il popolo e le classi oppresse: si circondano di intellettuali o c.d opinionisti che ogni giorno vediamo nelle televisioni, gente sotto libro paga, utili per alimentare odio e rabbia verso la direzione sbagliata, alimentando artificiosamente le contrapposizioni e contemporaneamente dando enorme visibilità mediatica anche a chi scende in piazza con tesi assurde contro i vaccini, marginalizzando invece chi prova a fare ragionamenti di più ampio respiro su strumenti politici enormemente contraddittori come lo stesso greenpass.
La borghesia ha messo in piedi una vera e propria macchina di comunicazione infernale per deviare dai veri temi importanti di confronto e dalle vere rivendicazioni sociali.
Proteste giuste come quelle contro il greenpass se non accompagnate da rivendicazioni sociali ed economiche, in un periodo di arretramento sul piano dei diritti sociali come quello odierno, rischiano di consegnarci delle piazze monche di idee e di alternative.
La vera lotta per dirla secondo un’espressione marxista, però a mio avviso deve rimanere quella di classe, orientata ai diritti sociali e in particolare per il lavoro e per il rafforzamento della sanità e della ricerca pubblica; attorno e insieme a questa, da ritenersi centrale, poi si possono avanti contestualmente altri temi; altrimenti come avvenuto storicamente per tante proteste si rischia, dopo brusche partenze, di andare a stazionarsi su un binario morto.