Un altro passo verso l’apocalisse nucleare: gli USA sabotano il Trattato INF

Un altro passo verso l’apocalisse nucleare: gli USA sabotano il Trattato INF

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FEDERICO PIERACCINI
strategic-culture.org


L’amministrazione Trump ha annunciato il 1 ° febbraio che l’America avrebbe sospeso la sua partecipazione al trattato sulle forze nucleari a medio raggio (Trattato INF) per 180 giorni, in attesa di un ritiro definitivo. Vladimir Putin, in un incontro con il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov e il Ministro della Difesa Sergey Shoygu, ha annunciato, sabato scorso, che anche la Federazione Russa avrebbe sospeso la sua partecipazione al trattato, rispondendo in modo speculare alla decisione unilaterale di Washington.


Il Trattato INF era stato firmato dagli Stati Uniti e dall’URSS nel 1987, al culmine di negoziati iniziati anni prima e che avevano direttamente coinvolto i leader dei due paesi. Il trattato era entrato in vigore nel 1988, eliminando i missili con un raggio di 500-1.000 km (da corto a medio raggio) e di 1.000-5.500 km (intervallo intermedio). Il trattato ha sempre riguardato i lanciatori terrestri e mai i missili lanciati dal mare o dall’aria, un retaggio di un’epoca passata, in cui la maggior parte delle testate nucleari erano dislocate su missili con base a terra. Negli anni successivi, grazie ai progressi tecnologici, soluzioni come i sottomarini, i bombardieri invisibili e la possibilità di miniaturizzare le testate nucleari erano diventate sempre più importanti nelle dottrine militari degli Stati Uniti e della Russia, annullando le basi stesse su cui il Trattato INF era stato inizialmente firmato, evitare cioè uno scontro diretto tra Washington e Mosca sul continente europeo.


Il Trattato INF, unitamente al trattato sulle limitazioni agli armamenti strategici (Trattato SALT), firmato da Washington e Mosca sulla questione dei missili a lungo raggio, mirava a creare un ambiente globale più sicuro, cercando di evitare la prospettiva di uno scambio nucleare. Era anche finalizzato alla riduzione del numero di testate nucleari possedute dagli Stati Uniti e dall’URSS, oltre a ridurre in generale la proliferazione atomica, in accordo con il Trattato di Non Proliferazione (TNP). In particolare, il Trattato INF ha garantito una pace duratura nel continente europeo, impedendo a Washington il dispiegamento in Europa di armi atomiche puntate contro l’Unione Sovietica e, a sua volta, rendendo inutile per Mosca l’installazione di sistemi in grado di eliminare eventuali missili statunitensi schierati in Europa. I primi promotori di un accordo INF erano stati, ovviamente, i paesi europei, che si sarebbero trovati nel mezzo di un’apocalisse nucleare in caso di guerra tra Mosca e Washington.


Con la tecnologia degli anni ’70, l’intervallo tra il lancio e l’impatto di un missile con un’autonomia di 500-5500 km era di circa 10-12 minuti; questo era il tempo che, durante la Guerra Fredda, i leader di Mosca e di Washington avevano a loro disposizione per decidere se lanciare o no una rappresaglia e scatenare quindi la terza guerra mondiale. Con la tecnologia odierna, il tempo di decisione è probabilmente ridotto a meno di 5 minuti, rendendo ancora più difficile evitare uno scambio nucleare in caso di incidente o errore di calcolo. Il Trattato INF era quindi una polizza di assicurazione sulla vita per l’umanità, che riduceva la probabilità statistica di una provocazione nucleare o di un incidente.


Durante la Guerra Fredda, il concetto di distruzione reciproca assicurata (MAD) era stato fondamentale per le dottrine nucleari delle due grandi potenze. Il Trattato INF aveva portato ad un concreto passo in avanti nel ridurre notevolmente questa possibilità di distruzione reciproca assicurata.


Con il ritiro unilaterale dal trattato da parte degli Stati Uniti, queste misure di sicurezza e questa garanzie vengono perse, con tutte le conseguenze derivanti da un atto tanto imprudente quanto pericoloso.


I media mainstream americani ed europei hanno applaudito al ritiro dall’INF, allo stesso modo in cui hanno applaudito Trump tutte le volte che ha mostrato di essere favorevole alla guerra. Ex appartenenti alla CIA, militari in congedo, e anche ex dirigenti di importanti aziende produttrici di armi, si sono dimostrati tutti ansiosi di condividere le proprie opinioni di “esperti”, invadendo letteralmente i programmi televisivi e dimostrando di essere molto ben pagati per fare pressioni a favore del complesso militare-industriale. Hanno elogiato la mossa di Trump e incolpato Mosca per la fine del trattato, rivelando poi la vera ragione geopolitica della decisione di Washington: che la Cina non è vincolata dallo stesso trattato.


Questi blasonati esperti di MSNBC, CNN e Fox News alludevano al pericolo che Washington fosse vincolata da un tale trattato mentre Pechino non lo era, una chiara limitazione delle opzioni di Washington nell’area Asia-Pacifico. Trump e il suo staff considerano il Trattato INF come una intollerabile imposizione, che lega le mani dell’America nel suo tentativo di contenere la Cina.


La politica estera degli Stati Uniti, specialmente sotto questa amministrazione, vede ogni tipo di accordo, passato o futuro, come una concessione, e quindi come un segno di debolezza. Trump e i suoi generali hanno stilato la National Defense Posture, affermando che è tornato il tempo della competizione fra le grandi potenze e che i concorrenti paritetici di Washington sono Mosca e Pechino. Il ritorno della competizione fra le grandi potenze è un pretesto per “rafforzare l’esercito”, come ama dire Trump, e la sua decisione è in linea con le nuove linee guida sulla difesa, da lui stesso approvate: cercare il confronto con ogni avversario in ogni campo e con tutti i mezzi. L’appena annunciata Forza Spaziale è un riflesso di questo atteggiamento, cercare di mandare armi nello spazio, in violazione di tutti i trattati esistenti. Allo stesso tempo, anche lo sviluppo delle armi nucleari tattiche aumenta la possibilita dell’uso, in determinate circostanze, delle armi atomiche, arrivando quasi a vanificare il divieto dell’uso di queste armi. Questi nuovi programmi finiranno per dilapidare ancora più denaro dei contribuenti, che andrà a riempire i forzieri degli azionisti, degli amministratori delegati e dei lobbisti che lavorano per i grandi produttori di armi.


Per giustificare il ritiro dall’INF, il complesso militare-industriale alla guida della politica estera degli Stati Uniti aveva bisogno di una giustificazione adeguata. Naturalmente, in un periodo di isteria anti-Russia, la scelta era ovvia. Dal 2014, l’attenzione dei cosiddetti esperti statunitensi si è concentrata in particolare sul missile 9M729, un’evoluzione del 9M728, utilizzato dal sistema d’arma Iskander-K, un gioiello della tecnologia russa con pochi uguali.


NPO Novator, l’azienda che produce il 9M729, assicura che il missile non viola il Trattato INF e che ha una portata (470 km) inferiore al limite dei 500 km. Mosca aveva organizzato una mostra aperta al pubblico dove era stato presentato il missile e aveva esteso l’invito anche a Washington, affinché inviasse ufficialmente i propri esperti a rendersi conto delle caratteristiche del 9M729. Washington aveva rifiutato, ben sapendo che il missile non viola l’INF, preferendo invece usarlo come pretesto per l’abbandono del trattato.


Washington sospenderà la sua partecipazione al trattato entro 180 giorni e Mosca ha risposto con una misura identica. Con l’isteria che circonda la Russia (Russiagate) e l’impossibilità di Trump e Putin di impegnarsi nel dialogo dopo il completo sabotaggio delle relazioni fra Mosca e Washington, è quasi impossibile, nei 180 giorni che restano, che si possa instaurare un dialogo proficuo per la firma di un nuovo accordo. Questo, tuttavia, non è nemmeno l’obiettivo fondamentale dell’amministrazione Trump. In via ufficiosa, Trump ha detto che preferirebbe includere anche Pechino nell’accordo con Mosca. Sapendo però che questo è un proposito irrealizzabile, sta perseguendo un obbiettivo ancora più ambizioso, ritirare gli Stati Uniti da tutti i principali trattati, incluso il Trattato INF.


Nel caso specifico del ritiro dall’INF, [i media mainstream] non hanno bisogno di lamentarsi e di piangere, come era avvenuto con l’Accordo di Parigi, perchè l’apparato intelligence-media-militare ha molto da guadagnare da una cosa del genere. Questo dimostra semplicemente come i media mainstream e la loro pletora di “esperti” prosperino sulla guerra e sul denaro che c’è da guadagnarci. E’ in atto un’operazione psicologica per convincere il pubblico americano che il ritiro dal Trattato INF e la conseguente corsa agli armamenti con le altre potenze nucleari è, all’apparenza, il modo migliore per tenere l’America al sicuro!


Il ritiro dal Trattato INF apre le porte ad una nuova corsa agli armamenti nucleari che porterà grandi vantaggi all’industria bellica, con grandi ritorni finanziari per azionisti, dirigenti e amministratori delegati, tutto pagato dal contribuente americano. È più che probabile che il bilancio ufficiale della difesa [americano] per il 2020, dovendo tener conto dello sviluppo delle armi precedentemente proibite dal Trattato INF, possa superare gli 800 miliardi di dollari, con un aumento di decine di miliardi di dollari in soli 12 mesi.


Mosca da diversi anni sta accusando gli Stati Uniti di cattiva condotta su vari aspetti degli accordi sulle armi nucleari. Il Ministro della Difesa russo ha dichiarato all’agenzia Tass News:


“Due anni prima di rendere pubbliche le accuse infondate contro la Russia per le presunte violazioni del Trattato INF, Washington non solo aveva già preso una decisione, ma aveva anche iniziato i preparativi per la produzione dei missili a corto e medio raggio banditi dal trattato. A partire già da giugno 2017, era iniziato nello stabilimento della Raytheon a Tucson, in Arizona, l’aggiornamento degli impianti di produzione, con l’obbiettivo di sviluppare i missili a corto e medio raggio vietati dal trattato. L’impianto è un’importante impresa diversificata dell’industria aerospaziale statunitense, in grado di produrre quasi tutti i tipi di armi missilistiche. Negli ultimi due anni, la superfice dell’impianto è aumentata del 44%, da 55.000 a 79.000 metri quadrati, mentre il numero dei dipendenti è destinato ad aumentare di quasi 2.000 persone, secondo le dichiarazioni ufficiali. Quasi in contemporanea all’ampliamento delle strutture produttive, nel novembre 2017, il Congresso ha girato al Pentagono una prima tranche del valore di 58 milioni di dollari, da utilizzarsi specificamente per lo sviluppo di un missile terrestre a medio raggio. Di conseguenza, la natura e l’epoca dei lavori [di ampliamento degli impianti] dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’amministrazione statunitense aveva già deciso di ritirarsi dal Trattato INF diversi anni prima che fossero rese pubbliche le accuse infondate contro la Russia sulla [presunta] violazione del trattato.”


Il ritiro unilaterale da parte di George W. Bush dal trattato sui missili anti-balistici (Trattato ABM) nel 2002, citando la necessità per gli Stati Uniti di proteggersi dai paesi appartenenti all’Asse del Male (Iran, Iraq, Corea del Nord), era stato il pretesto per dispiegare il sistema Aegis (con basi terrestri e marine) in aree strategiche attorno alla Federazione Russa, in modo da diminuire la capacità di deterrenza di Mosca per un secondo attacco nucleare.


Il sistema di difesa anti-missile balistico Aegis (Aegis BMD) è progettato per essere in grado di intercettare, teoricamente, i missili russi nella fase di spinta iniziale, quando sono più vulnerabili. Mosca ha sempre criticato apertamente la logica del sistema Aegis schierato in Romania. Secondo gli esperti militari russi, la riprogrammazione del sistema da difensivo ad offensivo, sostituendo le testate convenzionali utilizzate per intercettare missili [russi] con missili da crociera a testata nucleare, potrebbe essere eseguita in un’ora, senza possibilità per la Federazione Russa di venirne a conoscenza. Putin ha citato più di una volta questo caso specifico e la sua possibilità tecnica quando aveva sottolineato come gli Stati Uniti stessero già violando il Trattato INF dislocando tali sistemi in Romania.


Gli Stati Uniti si erano unilateralmente ritirati dal Trattato ABM nel 2002, per essere in grado di mascherare lo spiegamento di un sistema offensivo (in apparenza un sistema ABM che avrebbe dovuto difendere [l’Europa] dall’Iran), violando di fatto il trattato INF in un eccesso di arroganza e presunzione. Tale perfidia aveva spinto Putin a tenere il famoso discorso di Monaco nel 2007, in cui aveva messo in guardia gli Stati Uniti e i suoi alleati sulle conseguenze della sconfessione di quel genere di trattati e accordi. Il dispiegamento nei pressi del confine russo di sistemi difensivi facilmente convertibili in offensivi con capacità nucleare era una linea rossa che non poteva essere superata.


All’epoca, l’Occidente, sprezzante del leader russo, aveva ignorato gli avvertimenti di Putin. Ma, solo pochi mesi fa, la Federazione Russa ha finalmente mostrato al mondo che gli avvertimenti del 2007 non erano campati in aria. Armi ipersoniche, un drone sottomarino ed altri sistemi all’avanguardia sono stati presentati da Putin nel marzo 2018, scioccando gli strateghi e gli analisti militari occidentali, che non avevano preso sul serio Putin nel lontano 2007. Queste nuove scoperte tecnologiche danno alla Russia la possibilità di eliminare bersagli nemici con modalità cinetiche, convenzionali o nucleari. Schieramenti offensivi dislocati nelle vicinanze del confine russo, come i sistemi ABM in Romania, possono ora essere eliminati nel giro di pochi minuti, senza possibilità di intercettazione.


Putin ha recentemente affermato:

“Gli (USA) hanno annunciato lavori di ricerca e sviluppo, e noi faremo lo stesso. Sono d’accordo con le proposte del Ministero della Difesa per iniziare i lavori per la dislocazione terrestre dei missili Kalibr e studiare le possibilità di realizzazione di un missile ipersonico terrestre a medio raggio. “


Putin aveva già messo in tavola le sue carte militari 10 anni fa, quando aveva messo in guardia su che cosa sarebbe successo se Washington avesse proseguito con il suo comportamento sleale. Putin aveva detto nel marzo 2018: “Non ci hanno ascoltato nel 2007. Ci ascolteranno ora.”


Le conseguenze del ritiro dal Trattato INF ricadono pesantemente sulle spalle degli Europei. Federica Mogherini ha espresso profonda preoccupazione per la decisione di Washington, così come per le nuove super-armi, in fase di test o già operative in Russia, che hanno causato tanta costernazione nell’establishment militare occidentale, che aveva pensato ad un bluff di Putin, quando, nel marzo 2018, [il leader russo] aveva parlato di armi ipersoniche.


Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti sta facendo salti di gioia alla prospettiva della pioggia di soldi che deriverà da questo ritiro dal trattato INF. Ma in Europa (ad eccezione della Romania e della Polonia), nessuno è felice di dare il benvenuto a missili statunitensi che non hanno difesa contro le armi ipersoniche russe. La lobby delle armi transatlantiche della NATO cercherà di spingere il maggior numero possibile di paesi europei verso una nuova Guerra Fredda, con armi statunitensi dislocate e puntate su Mosca. Sarà divertente vedere le reazioni dei cittadini europei di fronte alla prospettiva di essere annientati dai missili russi, semplicemente per compiacere gli amministratori delegati e gli azionisti della Lockheed Martin e della Raytheon. Ci saranno indubbiamente dei politici europei in paesi come la Polonia desiderosi di strillare contro la “minaccia russa”, pronti a gettare decine di miliardi di dollari del denaro dei contribuenti polacchi in progetti inutili e inefficaci, all’unico scopo di compiacere i loro amici americani.


Lo sanno i generali americani quanto è idiota per Washington che gli USA si ritirino dall’INF? Mosca è già avanti nello sviluppo di questi sistemi con base a terra (ma anche marini e aviolanciati), senza dimenticare le varianti ipersoniche dei suoi missili convenzionali e nucleari. Washington ha un’enorme lacuna da colmare, aggravata dal fatto che, nonostante abbia speso moltissimo nel corso degli anni, ha poco da mostrare, a causa della massiccia corruzione nel processo di ricerca e sviluppo. Per non parlare poi del fatto che ci sono pochi paesi europei disposti ad ospitare sistemi di missili offensivi rivolti contro la Russia. In realtà, per Washington non ci sono praticamente vantaggi derivanti dal ritiro dal Trattato INF, se non quello di arricchire i produttori di armi. Riduce strategicamente le opzioni militari americane, ampliando allo stesso tempo quelle di Pechino e di Mosca, anche se quest’ultima si oppone al ritiro unilaterale di Washington dal trattato.


La speranza di ampliare il Trattato INF, in modo da includervi Stati Uniti, Russia, Cina e UE appare molto debole a causa dell’intransigenza di Washington. Washington mira solo ad aumentare le spese per lo sviluppo delle armi proibite dal trattato e, in termini strategici, spera vanamente di trovare qualche paese asiatico ed europeo disposto ad ospitare questi sistemi puntati contro la Cina e la Russia.


Dopo questa decisione di Washington il mondo è sicuramente più pericoloso, avviato verso una direzione in cui esistono sempre meno regole e sempre più potenze nucleari. Per decenni, gli Stati Uniti hanno cercato di raggiungere la supremazia nucleare aggirando le limitazioni della MAD, in modo da rendere possibile per Washington l’effettuazione di un primo attacco nucleare decapitante senza preoccuparsi della capacità dell’avversario di lanciare un secondo attacco di rappresaglia. È proprio questo tipo di ragionamento che sta portando l’umanità più vicina al limite della distruzione per un incidente nucleare o per un errore di calcolo. La miniaturizzazione delle testate nucleari e la natura apparentemente limitata delle “armi atomiche tattiche” incoraggia ulteriormente la giustificazione per l’utilizzo di simili armamenti.


La decisione di Mosca, nel 2007, di sviluppare armi allo stato dell’arte e concentrarsi su nuove tecnologie, come quella dei missili ipersonici, garantisce alla Russia e ai suoi alleati un efficace deterrente contro i tentativi degli Stati Uniti di modificare l’equilibrio del potere nucleare, una vera e propria minaccia al futuro dell’umanità.


Il ritiro dal trattato INF è un altro preoccupante segnale della volontà degli Stati Uniti di spingere il mondo sull’orlo della catastrofe, semplicemente per far arricchire gli amministratori delegati e gli azionisti delle sue fabbriche di armi, con una corsa agli armamenti atomici.


Federico Pieraccini


Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2019/02/06/one-step-closer-nuclear-oblivion-us-sabotages-inf-treaty.html
06.02.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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