Andrea Zhok - La chiusura della tonnara

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Andrea Zhok - La chiusura della tonnara

 

di Andrea Zhok*

 

Qualche giorno fa il Consiglio dell’Unione Europea, organo esecutivo, ha sanzionato il colonnello Jacques Baud ed altri 11 soggetti (individui e persone giuridiche). Le sanzioni implicano il congelamento dei beni, il divieto a tutti i cittadini e alle imprese dell'UE di mettergli a disposizione fondi, di permettergli attività finanziarie o concedergli risorse economiche, oltre ad un divieto di viaggio. In sostanza ciò equivale a dichiarare la morte civile del cittadino colpito, che non può più accedere legalmente ad alcuna forma reddituale, né pregressa, né nuova, e non può spostarsi.

 

Due cose vanno sottolineate.

 

In primo luogo, questa punizione draconiana viene comminata per qualcosa che è precisamente e soltanto un “reato d’opinione”, in quanto non ci sono accuse di violazioni di legge, né penale, né civile.

 

In secondo luogo, la punizione non viene comminata da un organismo giudiziario, ma da un esecutivo, dunque senza passare attraverso una procedura di accertamento delle eventuali responsabilità.

 

Incidentalmente – per il piacere di chi si diletta di queste cose – questa forma di intervento è in diretta e manifesta violazione degli articoli 11 e 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che recitano rispettivamente:

 

Articolo 11.1. “Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.”

Articolo 12. “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.”

 

Ora, chi pensasse che questa esibizione di arbitrio dittatoriale sia un semplice incidente di percorso, sbaglierebbe di grosso. 

Il governo dell’Unione Europea è da tempo il regno del più totale arbitrio. 

 

Pensiamo alla questione della sottrazione dei beni russi congelati. Questa palese violazione del diritto internazionale non è avvenuta (per il momento) solo per una congiuntura fortuita, ovvero la presenza negli USA di un presidente che ha altri piani per quei fondi e la presenza in Belgio – il paese finanziariamente più coinvolto – di un primo ministro dotato di un minimale buon senso. Per inciso, per questo atteggiamento prudente il premier Bart De Wever - nonostante goda di un massiccio appoggio popolare – è stato aggredito dalla stampa belga con accuse di filoputinismo. Le conseguenze a catena di una tale violazione macroscopica del diritto economico sarebbero potenzialmente devastanti e lo sono tanto più in quanto l’UE ha come ultimo residuo asset sul piano internazionale il fatto di essere una superpotenza finanziaria con una moneta stabile.

 

La von der Leyen è quella presidentessa che è stata eletta per un secondo mandato dopo aver bruciato decine di miliardi di fondi europei in un contratto privato e secretato via sms con la Pfizer. Ergo, il suo modo di agire arbitrario è stato benedetto dall’UE in toto.

 

L’UE è quell’organismo che ha portato al macello l’industria europea per seguire, pro tempore, le lobby green (che ovviamente nulla c’entrano con l’ecologia), salvo poi rendersi conto di quanto decine di esperti avevano detto immediatamente, ovvero che gli obiettivi di elettrificazione a tappeto erano astratti ed irrealistici (oltre che inutili per i fini che ufficialmente si proponevano, in assenza di accordi con il resto del mondo industrializzato).

 

L’UE è quell’entità multinazionale che sta aprendo un’agenzia d’intelligence sotto il diretto comando di chi presiede pro tempore la commissione (ora von der Leyen), come se fosse un capo di governo nazionale, democraticamente eletto.

 

L’UE ha partorito il Digital Services Act, meccanismo censorio che può sanzionare in maniera perfettamente arbitraria (cioè senza passaggio attraverso organi giudiziari) qualunque piattaforma che ospiti un contenuto ritenuto “disinformazione”, cioè qualunque contenuto che non sia allineato all’esecutivo europeo e sia significativamente influente.

 

L’UE sostiene sistematicamente che le elezioni con esiti avversi alla propria agenda sono illegittime e vanno ripetute, che i vincitori di elezioni con agende antieuropeiste vanno arrestati, che i partiti euroscettici vanno messi fuori legge anche se hanno la maggioranza delle preferenze.

 

Mentre nelle nostre scuole le ore di educazione civica vengono prese in ostaggio da piazzisti porta a porta delle meraviglie dell’Europa Unita, mentre carriere accademiche si decidono attraverso l’erogazione di grants europei, concessi a progetti o rigorosamente innocui o proni all’agenda eurocratica, mentre si procede a tappe forzate verso il portafoglio digitale – con cui le sanzioni oggi erogate a Jacques Baud potranno essere più ampie, rapide e diffuse – mentre tutto questo accade, la popolazione europea continua in gran parte a sonnecchiare.

 

I liberali libertari vogliono più libertà solo per i detentori di capitale.

 

I progressisti canticchiano “Bell* ciao” e inseguono fascisti immaginari.

 

I gruppi del dissenso sono troppo intenti ad essere gelosi o maldicenti gli uni degli altri per occuparsi d’altro.

 

La destra sovranista continua a vendersi la patria a pezzi in cambio di poltrone e foto opportunity.

 

Vecchi europeisti rintronati continuano a trastullarsi col “sogno europeo” perché possono fare benzina oltre confine senza mostrare i documenti.

 

Gli industriali, sempre più dipendenti dalle europrebende, stanno muti di fronte ad un’UE capace per la prima volta nella storia europea di coltivare rapporti catastrofici con tutto il resto del mondo: sul piede di guerra con la Russia, relazioni distrutte con la Cina per la “via della seta”, cacciati a calci dall’Africa, disprezzati dagli USA.

 

Gli unici a prosperare sono gli yes-men, i conformisti di lusso, gli ingranaggi di alto bordo, gli inservienti dell’accademia, gli ingranaggi della magistratura.

 

Pochissimi sembrano avere una comprensione della gravità di questa transizione storica, in cui, nelle istituzioni di quella tonnara chiamata Unione Europea, omini e donnine a pagamento, dipendenti da rarefatte oligarchie finanziarie, stanno portando a compimento gli ultimi passi per un assoggettamento integrale e irrevocabile dei cittadini europei: assoggettamento culturale, economico, materiale, comportamentale. Assoggettamento diverso però da quello delle autocrazie, perché brado, opaco, acefalo, privo anche di quel piccolo lusso che consta nel conoscere il volto di chi ti opprime. Al comando non è un uomo solo al balcone, ma un apparato autoperpetuantesi, un apparato messo in piedi da un sistema di lobby finanziarie, un apparato privo di un progetto che non sia quello del potere per il potere, l’estrazione di valore fine a sé stessa, per cui l’Europa e i suoi cittadini sono solo materia prima, forza lavoro, terra di conquista.

 

*Post Facebook del 21 dicembre 2025

Andrea Zhok

Andrea Zhok

Professore di Filosofia Morale all'Università di Milano

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