Bolivia: lacrimogeni sul corteo di Morales, il MAS sceglie Del Castillo
La Corte Costituzionale blocca la corsa dell’ex presidente, ma i suoi sostenitori sfidano il divieto in piazza. Intanto, la frattura nel MAS si consolida: al posto di Arce, la coppia Del Castillo-Berna
Una carovana di sostenitori dell’ex presidente boliviano Evo Morales ha raggiunto ieri La Paz, sfidando il dispiegamento di forze di sicurezza e lacrimogeni, per chiedere la registrazione della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 17 agosto. L’evento, carico di simbolismo politico, riflette lo scontro tra il movimento sociale legato a Morales e le istituzioni, mentre il partito al potere, il MAS-ISP (Evo Morales fu tra i fondatori), ha annunciato un nuovo candidato, segnando un possibile riallineamento interno.
La protesta e la repressione
Il 16 maggio, centinaia di contadini, coltivatori di coca, minatori e leader politici fedeli a Morales hanno marciato verso il Tribunale Supremo Elettorale (TSE), trovando una massiccia presenza di polizia. Nella zona circostante il TSE, le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti radunati nella piazza Abaroa, a Sopocachi, nonostante questi sostenessero di protestare pacificamente per "elezioni libere e trasparenti" e il rispetto dei diritti politici.
Morales, in un messaggio sui social, ha definito la mobilitazione una "seconda grande Marcia per Salvare la Bolivia", esortando i boliviani a resistere a quella che considera una "persecuzione politica". I suoi sostenitori hanno denunciato la repressione come un atto di "autoritarismo e razzismo" da parte del governo, ribadendo l’impegno per una lotta democratica e costituzionale.
Masiva presencia policial resguarda el Tribunal Supremo Electoral qué recibe inscripción de candidatos para las elecciones de agosto, hasta el lunes 19. @teleSURtv pic.twitter.com/r7wll84Vav
— Freddy Morales (@FreddyteleSUR) May 16, 2025
Il nodo legale: il veto alla ricandidatura
La tensione nasce dalla sentenza 007/2025 della Corte Costituzionale, che vieta a chi ha già ricoperto due mandati presidenziali (consecutivi o meno) di candidarsi nuovamente. Morales, al potere dal 2006 al 2019, è quindi teoricamente escluso. Tuttavia, il presidente del TSE, Óscar Hassenteufel, ha precisato che Morales potrà formalmente registrarsi entro il 19 maggio, purché appoggiato da un partito legalmente riconosciuto. La decisione finale sull’abilitazione spetterà però al TSE entro il 6 giugno.
Hassenteufel ha invitato alla calma, riconoscendo il diritto alla protesta pacifica: «Se arrivano al TSE in modo non violento, non ci saranno problemi. Siamo pronti ad accoglierli». Una posizione che tenta di bilanciare pressioni sociali e quadro normativo, in un clima di forte polarizzazione.
Il MAS cambia volto: Del Castillo e Berna in corsa
Intanto, il Movimento per il Socialismo (MAS), partito di Morales ma che oggi è spaccato, ha scelto una nuova direzione. Dopo il ritiro di Arce dalla corsa, il ministro del Governo Eduardo Del Castillo è stato designato candidato presidenziale, affiancato da Milán Berna, leader sindacale contadino.
Grover García, presidente del MAS, ha presentato la coppia come «la scelta ideale per rappresentare le organizzazioni sociali», esprimendo fiducia in una vittoria «sicura». La decisione sembra segnare un distacco dalla figura di Morales, nonostante il suo persistente seguito popolare.
Prospettive incerte
Mentre i sostenitori di Morales continuano a mobilitarsi, definendo la sentenza costituzionale un "atto politico", il futuro elettorale della Bolivia resta incerto. Da un lato, il MAS cerca di consolidare una nuova leadership, dall’altro, il movimento 'evista' insiste nel rivendicare il diritto alla partecipazione, sfidando limiti legali e dinamiche di potere.
Il 6 giugno, con la pubblicazione delle candidature abilitate, si saprà se lo scontro si sposterà dalle piazze alle urne.