Venezuela, la voce dell'oligarchia al Parlamento Europeo

Venezuela, la voce dell'oligarchia al Parlamento Europeo

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di Geraldina Colotti
 

Mettere il topo a guardia del formaggio. Si potrebbe sintetizzare così l'elezione dell'eurodeputato ispano-venezuelano Leopoldo Lopez Gil, padre dell'omonimo golpista di Voluntad Popular. Lopez Gil è stato candidato come indipendente per il Partito Popolare (PP, un partito conservatore, arrivato secondo dopo il Partito socialista spagnolo), che gli ha offerto di “portare la voce del Venezuela al Parlamento europeo”. Lopez, salutato con enfasi dai media come il primo eurodeputato venezuelano, ha subito dichiarato che si occuperà delle “violazioni dei diritti umani in Venezuela, e anche in altri paesi dell'America latina come Cuba e Nicaragua”. Mettere il topo a guardia del formaggio.


Quale Venezuela rappresenterà? Il Venezuela dell'oligarchia, la voce apatrida e rancorosa di quelle classi medio-alte che vivono nell'est di Caracas credendosi a Miami. La voce di quel ceto politico che guida le classifiche dei compratori immobiliari in Spagna mentre grida che il socialismo ha portato il paese alla “catastrofe umanitaria” perché ha costruito oltre 2.600.000 case popolari. Più che i diritti umani, Lopez difenderà il “diritto” del più forte, la voce del padrone: difenderà gli interessi di chi tira il sasso (o lancia il drone) e poi ritira la mano, capovolgendo i termini del problema, fidando sulla complicità dei media occidentali. Una retorica che sarebbe facile smascherare se a contrastarla vi fosse una sinistra ancora degna di questo nome in Europa.


Basterebbe ascoltare l'appello dei malati di tumore che, dall'Italia all'Argentina, aspetteranno invano il trapianto di midollo osseo: che non potranno effettuare per via del blocco economico-finanziario imposto al Venezuela e all'impresa petrolifera di Stato PDVSA. Il programma sanitario stipulato tra Italia e Venezuela, è stato chiuso: grazie alla “voce” servile di quell'opposizione venezuelana, coccolata da certi partiti europei, che l'hanno amplificata per convincere i propri popoli che non vi siano alternative fuori dal capitalismo. Dov'è finita la retorica compassionevole di cui si nutrono i media italiani?


Quando Nicolas Maduro è venuto a Roma, nel 2013, pazienti e personale della Fondazione per il Trapianto di Midollo Osseo avevano occupato quasi la metà della sala, per ringraziare il governo bolivariano dell'attenzione posta sulla salute delle persone e non sugli interessi delle grandi case farmaceutiche eo delle grandi cliniche private.


Il governo USA impone inutili e criminali sanzioni non “ai politici” (che già sarebbe improprio, arrogante e colonialista), ma ai popoli che non chinano la testa, bloccandone le principali fonti di ricchezza. Nel caso del Venezuela, le restrizioni imposte all'esportazione di petrolio, principale fonte di reddito del paese, agiscono sulla vita quotidiana della popolazione, per spezzarne la resistenza e spingerla a rovesciare il governo che ha eletto. Il sequestro e le sanzioni sulla vendita di oro all'estero riducono l'afflusso di denaro e il potenziamento dei piani sociali rivolti ai settori popolari, ai quali il governo bolivariano ha continuato a destinare oltre il 70% degli introiti, anche nei periodi peggiori. Washington ha sequestrato 7 miliardi di dollari di beni appartenenti a PDVSA e alla raffineria Citgo che si trova in Nordamerica, e che fornisce anche combustibile gratuito ai poveri del Bronx.


Dove andranno a finire quei miliardi? Prevalentemente nelle tasche della banda di lestofanti che brama di rimettere le mani sul Venezuela dopo l'autoproclamazione di Juan Guaidó, al cui partito appartiene Lopez. Lo denunciano gli stessi esponenti di opposizione, notoriamente incapaci di nascondere la natura vorace delle proprie motivazioni. Al punto che gli stessi falchi del Pentagono abbassano le braccia di fronte al numero di contendenti pronti a sbranarsi per competere a fantasmagoriche elezioni presidenziali con cui sognano di cacciare Maduro. Secondo il Segretario di stato nordamericano Mike Pompeo, “ci sono 40 oppositori che aspirano a diventare presidenti”.


E, intanto, senza alcun senso del ridicolo, il signor Lopez Gil dichiara di sentirsi sulle spalle “lo stesso peso del personaggio mitologico di Atlante, che portava il Mondo addosso”. Il peso del tradimento, vien da dire, scalzando la bieca retorica delle classi dominanti con la forza dei fatti. Invece, proprio per la complicità di quelle forze che hanno abbandonato la difesa dei settori popolari per approdare a sponde nemiche, manca la chiarezza. Altrimenti come spiegare che un nazista dichiarato come Lorent Saleh venga laureato difensore della “libertà di opinione” persino dall'Alta Commissaria per i diritti umani all'Onu, Michelle Bachelet? Come spiegare che la difesa del socialismo bolivariano venga ridotta a una questione per “addetti ai lavori”, mentre si dovrebbero mobilitare le piazze contro il golpe della Cia?


L'elezione di Lopez è un buon indicatore per fotografare l'ipocrita manifestazione di queste elezioni europee. Consultazioni rette da da una costituzione economica che rende impossibile veri cambiamenti strutturali o sinceramente progressisti per via della gabbia liberista dei trattati e della dittatura del debito, che si impone sui bisogni e sulle decisioni dei popoli. Un fallimento ben sintetizzato dall'intervento indirizzato, qualche tempo fa, da una giovane studente a Romano Prodi, presidente della Commissione europea dal 1999 (data dell'introduzione della moneta unica in 11 paesi) al 2004.


Scrive la studente: “La favola della nuova generazione europea di studenti colti, aperti e con alta mobilità si scontra con la realtà, ossia con la generazione dei disoccupati e dei lavoratori poveri. Infatti, solo l'1% degli studenti italiani partecipa a progetti di mobilità, mentre gli altri si trovano in situazioni di precarietà o disoccupazione. La disoccupazione giovanile nel 2017 è arrivata a superare il 40% e coloro che trovano lavoro sono costretti ad accettare orari e salari da fame con contratti a termine o retribuiti tramite voucher. In tantissimi sono costretti a emigrare; alcuni svolgono attività di ricerca qui sotto-finanziata, altri sono costretti a lavori non qualificati e sottopagati, nonostante l'alto livello di istruzione. Il futuro dei giovani italiani è un futuro grigio di cui lo Stato ha deciso di non farsi carico... L'Italia ha scelto di condividere e mettere in atto lo smantellamento dello stato sociale: ha tagliato educazione, istruzione, protezioni sociali, investimenti industriali. Una situazione di cui nessuno vuole farsi responsabile, ma che è strettamente collegata con l'adesione dell'Italia alle politiche neoliberiste”.


Quelle stesse politiche che la destra venezuelana a cui appartiene l'eurodeputato Lopez vuole imporre di nuovo al paese bolivariano, smontandone dall'interno le istituzioni.

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