Il neocolonialismo cinese in Africa è un’invenzione dell’imperialismo occidentale
di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli
La ricercatrice statunitense D. Bräutigam aveva pubblicato sul Washington Post un’interessante e ben documentato articolo che demolisce alcune delle peggiori falsità elaborate in terra occidentale rispetto al presunto carattere predatorio e imperialista della presenza cinese all'interno del continente africano.[1]
Innanzitutto la Bräutigam ha eliminato dalla scena politica mondiale la ridicola menzogna secondo cui, nel corso degli ultimi decenni, i cinesi avrebbero acquistato terreni agricoli in Africa per un'estensione di 6 milioni di ettari, e cioè circa l'uno per cento di tutto il suolo coltivabile del continente africano.
Attraverso una meticolosa ricerca durata tre anni, Bräutigam e i suoi collaboratori hanno dimostrato come l'acquisto di terre in Africa da parte dei cinesi risultasse invece pari a 240000 ettari: ossia a solo il 4% sui presunti 6 milioni di ettari, oltre che lo 0,03% dell'intera zona coltivabile nel continente nero.
Il secondo mito diffuso dal concretissimo imperialismo occidentale, oltre che da buona parte della sinistra "antagonista", riguarda invece la supposta natura predatoria dei prestiti cinesi, prevalentemente statali, forniti alle diverse nazioni africane.
Bräutigam ha verificato, esaminando l'insieme dei 95,5 miliardi di dollari di prestiti concessi dalla Cina agli stati africani nel periodo compreso tra il 2000 e il 2015, come ben il 40%, e quindi quasi la metà dei prestiti di Pechino, si siano riversati sul settore della produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia, soprattutto elettrica: il tutto in un continente nel quale, dopo tre secoli di generosissimo traffico degli schiavi da parte del civile Occidente e di altri tre secoli di generosissimo imperialismo occidentale, ivi compreso quelli rivolti al genocidio di Belgio e Germania, seicento milioni di africani purtroppo non hanno ancora accesso all'elettricità.[2]
Un altro 30% dei prestiti cinesi dal 2000 al 2015 è stato destinato inoltre al processo di modernizzazione delle infrastrutture e dei trasporti (strade, ferrovie, porti, ecc.) in Africa interessando un segmento essenziale, ma quasi completamente ignorato dal colonialismo/neocolonialismo occidentale: senza poi contare i cospicui finanziamenti di Pechino a Internet, al sistema educativo e a quello sanitario dei diversi stati africani.[3]
In questo quadro generale non sorprende certo che, ancora a fine agosto del 2021, il quotidiano anticomunista Il Giornale fosse costretto a malincuore a titolare "Pechino conquista l'Africa con i sieri" contro il Covid-19: tra l'altro riportando l'indiscutibile testimonianza di un medico italiano impegnato in prima persona in Africa, il quale accusava il mondo occidentale di "accaparramento " rispetto alle dosi dei vaccini contro il coronavirus.
[1] D. Bräutigam Opinion: U.S. politicians get China in Africa all wrong April 12, 2018 in washingtonpost.com
[2] D. Bräutigam, op. cit.
[3] D. Bräutigam, op. cit.